A Bari la perfusione dinamica ossigenata, in Puglia è la prima volta
Migliorare la qualità degli organi prima del trapianto, tenendoli in attività attraverso la perfusione dinamica ossigenata, per aumentare la possibilità di renderli idonei. È il nuovo approccio trapiantologico del Centro Regionale Trapianti possibile grazie a tre nuovi dispositivi di cui si è dotato il Policlinico di Bari. In Puglia, nelle scorse settimane, sono stati utilizzati per la prima volta per perfondere due reni di un donatore di 69 anni, deceduto per cause cerebrovascolari a Brindisi. La ricevente, una donna di 56 anni in emodialisi dal 2021, è stata sottoposta al “trapianto doppio” ed è in buone condizioni di salute. La tecnologia sta entrando nella routine dei donatori marginali del centro trapianti di Bari. Infatti, nelle ultime 48 ore sono stati perfusi altri 4 reni provenienti da due donatori rispettivamente di 81 e 71 anni.
“Grazie a questa nuova apparecchiatura, il centro trapianti di Bari potrà sfruttare un’avanzata tecnologia per il miglioramento della qualità degli organi prima del trapianto, riducendo così i tempi di ischemia e di attesa ed offrendo una risposta concreta a questa rilevante emergenza per la sanità pubblica”, spiega il prof. Loreto Gesualdo, coordinatore del Centro regione trapianti. In Italia, infatti, nonostante i recenti progressi nelle tecniche chirurgiche e terapie immunosoppressive, solo un terzo dei pazienti in lista d’attesa ha accesso ogni anno al trapianto. L’approccio multidisciplinare caratterizza l’uso di questa nuova apparecchiatura che ha impegnato equipe di chirurghi, perfusionisti, nefrologi, urologi, ricercatori del Policlinico di Bari ed ingegneri biomedici.“
L’effetto benefico della perfusione dinamica ossigenata – aggiunge Gesualdo – è la diminuzione del cosiddetto danno da ischemia-riperfusione. Rispetto alla classica conservazione in ghiaccio, questa tecnica consente la valutazione dell’idoneità funzionale al trapianto grazie alla misurazione di parametri come le resistenze, il flusso e la pressione. Inoltre, il coinvolgimento di ricercatori e biologi ha permesso di effettuare, sul liquido di perfusione, analisi seriate per determinare le concentrazioni di citochine infiammatorie e markers del danno renale prima dell’impianto. La perfusione riduce significativamente il rischio del rigetto e della ritardata ripresa funzionale degli organi”.