Focus 11 Aprile 2023

Attività fisica e patologie del fegato: ecco come lo sport aiuta a prevenirle

Circolazione del sangue, sistema linfatico ma anche nervoso e cardiocircolatorio: l’attività fisica, è confermato, porta con sé un sacco di benefici per la salute del nostro corpo. E se fosse fondamentale per prevenire, o meglio contenere, la maggior parte delle malattie croniche del fegato?

Fino a poco tempo fa l’attività fisica era stata ufficialmente raccomandata per prevenire molte malattie, tra cui le patologie cardiovascolari e i tumori, ma non erano ancora stati eseguiti studi che ne valutassero gli effetti specifici nell’ambito delle malattie del fegato.

Recentemente una review con metanalisi pubblicata sull’American Journal of Gastroenterology ha affermato che con 150 minuti di attività fisica a settimana, i pazienti con steatosi epatica non alcolica (NAFLD – NonAlcoholic Fatty Liver Disease) possono raggiungere una significativa riduzione del grasso a livello del fegato. Ma anche un recente articolo pubblicato sul Journal of Hepatology ha illustrato un importante studio circa l’impatto che l’attività fisica può avere sulla mortalità per malattia epatica, in particolare nelle persone sovrappeso e obese.

La cultura popolare ci ha abituati a pensare che le malattie del fegato siano appannaggio esclusivo di chi assume alcolici in maniera smodata. Non è così, o meglio, con il cambiare della società e delle abitudini di vita, sono cambiate anche le cause che portano a disturbi epatici. Oggi la maggior parte delle malattie croniche del fegato è dovuta, oltre che all’abuso di alcol, all’infezione da parte di alcuni virus, come i virus dell’epatite B e C (oggi in calo, grazie alla vaccinazione per l’epatite B e alle cure disponibili per l’epatite C), ma anche alla cosiddetta “malattia del fegato grasso”.

L’alimentazione sregolata, una sovra-assunzione di farmaci, alcune malattie come il diabete di tipo I, il sovrappeso-obesità e la scarsa attività fisica provocano l’accumulo di grassi all’interno del fegato. Un fegato grasso è, per definizione, un fegato infiammato, il quale comincia a funzionare sempre di meno.

Ecco che una modifica totale dello stile di vita, basata anche sull’esercizio fisico, potrebbe avere un effetto positivo anche sul modo in cui il fegato processa gli zuccheri in eccesso.

E, ricerche alla mano, sembrerebbe proprio che – indipendentemente dalla perdita di peso – l’esercizio fisico si associa a probabilità 3 volte e mezza superiori nel favorire la riduzione del grasso epatico.

I parametri utilizzati sono stati sia l’adiposità, ovvero la percentuale di grasso presente nel corpo, sia l’attività fisica, valutata a seconda del tipo di esercizio eseguito e della sua cadenza settimanale.

Ovviamente, più attività fisica si svolge, maggiore è il beneficio ma quasi tutti gli studi internazionali sembrano dimostrare che già camminare a passo moderato per una media di tre ore alla settimana aiuta a prevenire una morte per malattia epatica. Va da sé che regolare attività fisica e movimento costante aiutano a ridurre la quantità del cosiddetto “grasso viscerale o addominale”, ovvero quello che si situa tra gli organi interni, in particolare nell’addome.

Questo, come affermano diverse riviste mediche, rappresenta il grasso più pericoloso, perché non è un tessuto inerte bensì produce molecole che si riversano nel flusso di sangue e provocano infiammazione non solo del fegato, ma di molte altre parti del corpo. Ebbene, l’esercizio fisico riduce l’infiammazione dell’intero organismo, andando a ridurre anche il rischio di tumore. L’esercizio fisico regolare non serve solo a ottenere una forma fisica desiderabile ma è anche una importante forma di prevenzione indispensabile, con cui possiamo prenderci cura del nostro corpo e prevenire malattie anche gravi, comprese quelle epatiche.

Di Francesca Franceschi