Focus 06 Dicembre 2019

Aumentano i trapianti su pazienti sieropositivi
Quest’anno in 19 hanno ricevuto un nuovo fegato

di Emiliano Magistri

Il trapianto di organi su pazienti sieropositivi non è più un tabù. O, quantomeno, si stanno compiendo importanti passi in avanti per far sì che questo avvenga. E a confermarlo sono i dati ufficiali del Centro nazionale trapianti, presentati nei giorni scorsi in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids.

Sono stati 34, infatti, i pazienti con virus Hiv che, nel corso del 2019, si sono sottoposti a un trapianto, di cui ben 19 di fegato. 13 sono stati quelli di rene e 2 di polmoni. Ma non solo. A crescere sono state anche le donazioni da sieropositivi e le garanzie di una parità di accesso alle cure.

Il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo

In Italia sono stati 485 gli interventi effettuati su persone sieropositive dal 2002 a oggi: 218 hanno ricevuto un fegato, 143 reni, 9 cuori, 4 polmoni, un pancreas, mentre i trapianti combinati sono stati 6 di rene-fegato e 5 di rene-pancreas. Come ha spiegato il direttore del Cnt, Massimo Cardillo, “negli ultimi decenni lo sviluppo delle terapie antiretrovirali ha aumentato la sopravvivenza di chi convive con l’infezione da Hiv, e oggi molti soggetti sieropositivi hanno un’aspettativa di vita paragonabile a quella del resto della popolazione. L’incremento della sopravvivenza ha fatto emergere una crescita significativa di patologie croniche che in questi pazienti evolvono più rapidamente, come le malattie epatiche o quelle renali”. In sostanza, oggi con l’Hiv è possibile non solo vivere, ma anche a lungo: tuttavia, più si va avanti con gli anni, più aumenta il rischio di soffrire di un’insufficienza d’organo, e a quel punto l’unica via d’uscita è il trapianto. Una soluzione per la quale in passato l’infezione da Hiv era considerata una controindicazione assoluta.

Ora non è più così, e non solo i pazienti sieropositivi accedono al trapianto ma, da poco più di due anni, possono addirittura donare i loro organi dopo la morte. Dal 2017, infatti, è attivo un programma sperimentale che permette il trapianto tra donatori e riceventi con Hiv. A oggi sono 67 i pazienti sieropositivi che aspettano un trapianto in Italia: 39 un rene, 25 un fegato, 2 un polmone e 1 un cuore. “Il programma è utile non solo per le persone sieropositive, ma anche per tutte le altre in lista d’attesa – conclude Cardillo -. Una maggiore disponibilità di organi riservati ai pazienti con Hiv aumenta le chance per i sieronegativi, perché le due categorie di malati non sono più in concorrenza per lo stesso organo, ma soprattutto il programma consente di garantire l’accesso a organi di qualità, e senza rischi aggiuntivi, a persone che per molto tempo hanno visto precludersi la terapia del trapianto sulla base di valutazioni oggi del tutto superate dalle evidenze scientifiche”.