Focus 22 Maggio 2020

Cala il ricorso alle cure per le malattie del fegato
Ecco cosa dice il report dell’Aisf nell’epoca del Covid

di Emiliano Magistri

Rivoluzione delle regolari attività ospedaliere e, soprattutto, riduzione dell’accesso alle cure per le malattie del fegato. Sono solo alcuni dei dati emersi da un sondaggio promosso tra i propri soci dall’Aisf (l’Associazione italiana per lo studio del fegato) per capire se e come il diffondersi del Covid-19 abbia cambiato o, comunque, condizionato il lavoro dei singoli reparti.

Dal documento, a cui hanno partecipato specialisti di vari ambiti, dalla gastroenterologia alle malattie infettive, passando per la medicina interna, è risultato che almeno un terzo dei reparti che nel nostro Paese si occupavano di epatopatie, a seguito dell’emergenza, ha visto un ridimensionamento delle sue capacità operative, mentre un quarto è stato addirittura riconvertito per assistere i pazienti positivi. Più dettagliatamente, dal sondaggio si evince come a causa dell’emergenza il 26,04% dei reparti sia stato completamente riconvertito ad assistenza di pazienti Covid-19 e il 32,54% abbia continuato le proprie attività, ma con una riduzione del numero di posti letto. Analogamente nei centri si è osservata una significativa riduzione o sospensione delle attività di Day Hospital (rispettivamente 47,34% e 22,49%) e di Day Service (rispettivamente 28,99% e 23,67%).

Stesso discorso per quel che riguarda le attività di screening e follow up di coloro affetti da problemi epatici, con riduzione o sospensione delle visite ambulatoriali anche in casi più delicati, come per i pazienti con epatocarcinoma in lista d’attesa. In particolar modo, nei pazienti con epatite cronica non cirrotica le visite di controllo sono state ridotte nel 12,43% dei centri, sospese nel 27,81%, e gestite da remoto via email o tramite telefono nel 40,24%. Risultati analoghi sono stati osservati per le visite di controllo dei pazienti con cirrosi compensata (riduzione nel 22,49%, sospensione nel 13,61%, gestione da remoto nel 44,38%). Un’importante contrazione delle visite è stata inoltre documentata anche nei pazienti a più elevata intensità di cura ovvero con cirrosi epatica scompensata (riduzione nel 27,22%, sospensione nel 13,61%, gestione da remoto nel 17,16%).

Interessante, infine, il dato relativo alle terapie antivirali per l’Hcv. Qui l’analisi dei dati ha documentato come la prescrizione di questi trattamenti non abbia subito variazioni solo nel 17,2% dei centri, mentre è stata sospesa nel 23,7% delle strutture ed è stata mantenuta seppur con drastica riduzione nei pazienti più a rischio, ovvero con gravi manifestazioni extraepatiche da HCV, o con cirrosi epatica compensata e scompensata.

LEGGI il report completo dell’Aisf

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