Focus 17 Febbraio 2022

Che legame c’è tra il diabete e il cancro

Si chiama “drug repurposing”. In italiano significa, letteralmente, “riposizionamento dei farmaci”. È una strategia che da diverso tempo viene adottata dai ricercatori e che consiste nell’utilizzare i medicinali specifici per una determinata patologia per curarne anche un’altra. Per sapere che legame c’è tra il diabete e il cancro dobbiamo partire proprio da qui. 

Quelle a cui ci troviamo di fronte sono le forme che nel mondo si stanno diffondendo con sempre maggiore rapidità. Sono diversi gli studi secondo cui chi è affetto in particolare da diabete di tipo 2 sia maggiormente a rischio di sviluppare neoplasie a fegato, pancreas, colon-retto, seno e vescica. Non c’è ancora una spiegazione precisa sui meccanismi che portano a questa associazione, anche se l’ipotesi più accreditata riguarda le risposte cellulari ai valori alterati di zuccheri e insulina, senza dimenticare lo stato infiammatorio. Inoltre, altri fattori comuni sono l’età avanzata, l’obesità, l’alimentazione non corretta e la scarsa attività fisica. Dieta equilibrata, sport e controllo del peso sono le prime soluzioni da intraprendere per evitare queste due malattie. Ma per capire che legame c’è tra il diabete e il cancro occorre approfondire anche le procedure farmacologiche associate a entrambe.

Studi preliminari, infatti, suggeriscono che alcuni antidiabetici come la metformina e il tiazolidinedioni abbiano capacità antitumorali e, viceversa, farmaci antitumorali della classe degli inibitori delle tirosinchinasi (TKI) possano fornire benefici nel controllo della glicemia in quei pazienti colpiti da diabete di tipo 2. La metformina è la prima terapia che viene prescritta alle persone che ricevono una diagnosi di diabete. Viene assunta per via orale e studi di laboratorio hanno confermato la sua capacità nell’inibire la crescita delle cellule tumorali: studi osservazionali sugli uomini hanno evidenziato che chi assume questo medicinale ha anche ridotte percentuali di sviluppare il tumore e morire per esso. Il dasatinib è un inibitore delle TKI a cui si ricorre per la cura di alcune tipologie di leucemia: i ricercatori della Mayo Clinic e dell’università del Connecticut hanno riscontrato dopo un anno di trattamento la sua maggiore efficacia anche per il diabete di tipo 2, rispetto alla stessa durata di somministrazione dell’imatinib, un altro farmaco della stessa categoria. La differenza sta nella forte attività senolitica di dasantinib, tanto che i pazienti che lo hanno assunto hanno visto ridursi il livello di glicemia in percentuali superiori: una condizione quasi paragonabile a quella che si crea con i medicinali antidiabetici.