Focus 20 Luglio 2022

Chi dice sì alla donazione degli organi in Italia

Più uomini che donne, sui 60 anni come età media, anche se sono in crescita gli over 80. È la fotografia scattata dal Report 2021 sull’attività della Rete nazionale trapianti in merito a chi dice sì alla donazione degli organi in Italia. Il documento approfondisce i dati pubblicati lo scorso gennaio e conferma lo scorso anno come il momento della ripresa anche per quel che riguarda i trapianti dopo la prima fase della pandemia. 

Il 2021, infatti, è stato caratterizzato da un segno positivo in tutti i principali indicatori del processo di donazione: in particolare, i donatori utilizzati a scopo di trapianto sono stati 1.387 rispetto ai 1.235 del 2020, e ai 1.379 del 2019. Alla base di questa ripresa c’è stata sicuramente la capacità della rete di riorganizzarsi nel nuovo contesto emergenziale, dimostrando spirito di adattamento ed elasticità, nonostante l’incessante lavoro delle terapie intensive coinvolte in prima linea nella cura dei pazienti affetti da Covid-19. Un qualcosa che ha portato al rialzo del tasso di donazioni utilizzate per milione di popolazione (PMP) a 23,3: si tratta di un dato estremamente incoraggiante se confrontato con quello registrato nel 2020 (20,5), ma anche con il dato del 2019 (22,8), anno in cui era stata rilevata la seconda migliore performance di sempre.

Tutte le Regioni e Province autonome, seppur in modo differenziato, hanno contribuito al raggiungimento di questo risultato: il dato complessivo relativo alle segnalazioni dei potenziali donatori (A.M.) si attesta a 42,9 per milione di popolazione, passando dalle 105,9 della Toscana alle 17,2 dell’Umbria. Ai primi postiper numero di segnalazioni rispetto alla popolazione residente, oltre la Toscana, ci sono: la Valle d’Aosta(96), la Sardegna (67,6), l’Emilia Romagna (62,3) e il Friuli Venezia Giulia (60,5). Tra le regioni del Sud la performance migliore è della Basilicata (43,4), minata però dall’alta percentuale di opposizioni (50%). Proprio quest’ultimo aspetto è una delle cause principali per cui i potenziali donatori non arrivano al prelievo. 

Il rifiuto alla donazione degli organi in Italia può essere rilasciato in vita dal soggetto o (nei casi di mancata espressione del congiunto) dai familiari aventi diritto. Nel 2021 questo dato si attesta al 28,6% delle segnalazioni e ha determinato l’esclusione di 730 potenziali donatori. È il valore più basso registrato negli ultimi 10 anni e con un trend positivo confermato per il secondo anno consecutivo. Nel 2019, infatti, la percentuale era stata del 31,1% e nel 2020 del 30,2%. Da Nord a Sud sono state moltissime le regioni che hanno contribuito a tale risultato mostrando ampi miglioramenti nei tassi di opposizione: tuttavia, rimangono le differenze tra le aree del Nord, con opposizioni quasi sempre sotto la media nazionale, e quelle del Centro-Sud, con preoccupanti percentuali di dissenso che superano di molto la media italiana e spesso vanificano lo sforzo fatto in termini di procurement. Al primo posto il Veneto, con il tasso più basso di opposizioni (18,9% su un totale di 249 potenziali donatori segnalati), migliorando il tasso registrato nel 2020 di oltre 4 punti percentuali.

Se resistenza e resilienza hanno caratterizzato il 2020, il 2021 è stato l’anno delle conferme e della ripartenza. L’attività di trapianto di fegato da donatore deceduto è aumentata toccando 1.359 interventi nel 2021, il 15% in più rispetto al 2020 (1.182), registrando livelli mai raggiunti in precedenza. Il tempo medio di attesa(TMA) dei trapianti eseguiti, sia adulti che pediatrici, in condizioni standard è stato di 5 mesi, non molto differente dai 4 mesi del 2020 in cui erano inclusi anche i trapianti in urgenza. I centri più attivi sono stati quelli nella macroarea Nord, dove ne è presente il 60%: in particolare, l’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino si conferma prima in Italia per numero di trapianti di fegato effettuati (158, stabile rispetto al 2020). Seguono poi l’A.O.U. di Pisa (157, +10% sul 2020), il Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna (105, +14%). Nella macroarea Sud c’è stato un incremento del 42%. In particolare, si segnalano l’A.O. San Camillo-Forlanini di Roma con 61 trapianti, di cui il 18% eseguiti in convenzione per la lista della regione Basilicata (+79% sul 2020), l’Is.Me.TT. di Palermo e l’A.O. Cardarelli di Napoli con, rispettivamente, 84 (+40% sul 2020) e 40 interventi (+29% sul 2020).