Chirurgia robotica del fegato, l’università di Modena protagonista a New York
L’università di Modena, ancora una volta, è stata protagonista in tema di chirurgia robotica del fegato. Nella fattispecie in occasione del 15° Congresso mondiale della Società Internazionale di chirurgia Epato-bilio-pancreatica (IHPBA) tenutosi a New York dal 30 marzo al 2 aprile scorsi. UniMoRe è stata presente sia come singola istituzione che in collaborazione con altri centri nazionali ed internazionali, presentando numerose produzioni scientifiche. In particolare, il professor Fabrizio Di Benedetto, Direttore della Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’AOU, ha tenuto una relazione sul tema dell’approccio chirurgico robotico nel corso del Simposio sulle tecniche chirurgiche avanzate.
“Non tutti i pazienti al momento della diagnosi sono tecnicamente operabili – ha spiegato – a volte ci troviamo ad affrontare quadri molto gravi che richiedono la resezione di una porzione considerevole dell’organo. In questi casi è necessario adottare strategie che, sfruttando la capacità del fegato di rigenerarsi, inducano la crescita della parte sana, sia come dimensioni che come funzionalità”. L’intervento che più di tutti rappresenta questa filosofia chirurgica è chiamato ALPPS (Associated Liver Partition and Portal vein ligation for Staged hepatectomy), e nell’AOU di Modena proprio il gruppo diretto dal professor Di Benedetto ha portato a termine i primi casi al mondo eseguiti con tecnica robotica per tumori delle cellule epatiche e biliari del fegato (epatocarcinoma e colangiocarcinoma). Si tratta di una procedura che viene effettuata in due tempi chirurgici, il primo che prevede la divisione del fegato e la stimolazione della crescita di quello sano, il secondo che prevede invece l’asportazione dell’organo malato. “La chirurgia robotica del fegato ha numerosi vantaggi, primo tra tutti una rapida ripresa del paziente che, nella maggior parte dei casi, può essere dimesso dall’ospedale tra i due interventi e di ridurre il rischio di complicanze. Resta tuttavia una procedura molto complessa che viene eseguita solo in centri con elevata esperienza nel campo della chirurgia epatica” ha concluso.
“Proseguiamo nel solco dell’innovazione e dell’espansione tecnologica per il miglioramento delle cure che la Regione Emilia Romagna ha tracciato come guida per l’attività chirurgica – ha commentato il Direttore Generale dell’AOU, il dottor Claudio Vagnini – La nostra Azienda ha promosso diverse azioni a sostegno dell’implementazione delle nuove tecnologie per il miglioramento continuo della qualità delle cure e dell’assistenza ai pazienti, e questi risultati sono oggi possibili grazie alla presenza della piattaforma robotica anche al Policlinico di Modena”.
“L’Università di Modena e Reggio Emilia vanta una grande tradizione nell’ambito dell’innovazione tecnologica, in tutti gli ambiti della ricerca. L’integrazione della scienza chirurgica con le più moderne tecnologie ècertamente un fiore all’occhiello dei programmi dell’ateneo, e le collaborazioni internazionali che nascono su questo progetto ne sono la dimostrazione”, ha detto il Magnifico Rettore di UniMoRe, il professor Carlo Adolfo Porro.