Cirrosi, obesità e alcool: l’effetto del Covid sul fegato degli italiani
L’effetto del Covid sul fegato degli italiani si è fatto sentire eccome. È quanto è emerso dal 54° Meeting annuale dell’AISF (l’Associazione italiana per lo studio del fegato) tenutosi a Roma il 24 e 25 marzo scorsi. Un’occasione per fare il punto su come la pandemia abbia inciso su diverse problematiche di carattere epatico, in particolare la cirrosi dovuta a obesità e abuso di alcool: un mix di stili di vita non corretti che, a lungo andare, potrebbe comportare complicanze gravi anche di carattere cardiovascolare.
L’alimentazione è uno dei fattori che ricoprono un ruolo primario in termini di salute del fegato. Quando non si sta attenti a tavola, infatti, il grasso tende ad accumularsi nell’organo e nel 5-10% dei casi può portare a sviluppare la cirrosi: una condizione ampiamente diffusa in gran parte dei Paesi occidentali. E dire che l’Italia, da questo punto di vista, non sarebbe messa neppure troppo male. Se in alcuni stati del Pacifico oltre il 50% della popolazione può essere considerata obesa, da noi questa percentuale scende al 12%, mentre il 20-25% degli italiani è in sovrappeso. Non bisogna però dimenticare che siamo il secondo Paese in Europa per obesità infantile e le prospettive future dicono che un minore obeso ha l’80% delle possibilità in più di essere obeso anche da adulto, con conseguenze inevitabili sotto il profilo cardiologico, epatologico e nefrologico.
L’effetto del Covid sul fegato si è fatto sentire con un aumento del consumo di alcool tra più giovani e anziani. In base ai dati PASSI d’Argento e Istituto superiore di sanità, il 57% della popolazione tra i 18 e i 64 anni ha consumato alcool nei 30 giorni precedenti al sondaggio. In media, il 17% delle persone coinvolte dallo studio ha consumato bevande alcoliche per quantità e modalità di assunzione a rischio elevato per la propria salute. Le classi sociali più avvantaggiate, che lo siano sotto l’aspetto economico o culturale, sono quelle che più delle altre tendono a questo tipo di abitudine, con la percentuale che sale in particolare nelle regioni del Nord Italia tra gli uomini. Sotto i riflettori c’è poi il consumo di alcool tra le minorenni: il 40,5% delle ragazze tra i 16 e i 17 anni, infatti, è considerato a rischio.