Focus 24 Febbraio 2020

Colangite biliare primitiva, possibili benefici grazie a Denosumab. Questi i risultati di una ricerca

Si chiama Denosumab ed è un anticorpo monoclonale che potrebbe avere un ruolo benefico nella cura della colangite biliare primitiva. Lo stabilirebbe una ricerca, segnalata anche sulla rivista Hepatology, effettuata da quattro esperti tra cui il professor Pietro Invernizzi, direttore della Divisione di Gastroenterologia e del Centro per le Malattie Autoimmuni del Fegato (Centro MAF) dell’Università di Milano-Bicocca all’Ospedale San Gerardo di Monza.

Questo anticorpo, la cui molecola è già utilizzata per il trattamento dell’osteoporosi per via della capacità di aumentare la densità minerale ossea, secondo lo studio avrebbe dimostrato la propria efficacia e sicurezza nella terapia per tre anni su pazienti affetti anche da Cbt. La colangite biliare primitiva è una malattia cronica autoimmune del fegato che interessa i piccoli dotti biliari. Queste strutture costituiscono una rete microscopica deputata a trasportare la bile, prodotta dalle cellule epatiche, nelle vie biliari maggiori e nella colecisti, dove viene immagazzinata per poi essere riversata nell’intestino. La progressiva infiammazione e cicatrizzazione dei piccoli dotti biliari è data dal sistema immunitario che aggredisce per errore le cellule. In particolare, i linfociti T, cioè i globuli bianchi deputati a difendere l’organismo dalle infezioni, riconoscono come oggetti estranei le cellule dei dotti biliari, attaccandole fino a distruggerle.

L’osteoporosi è una complicanza extraepatica comune nei pazienti con CBP, che può compromettere la loro qualità di vita: una serie di prove, vecchie e nuove, suggerisce che denosumab potrebbe avere un ampio ruolo benefico nel trattamento della CBP, oltre che dell’osteoporosi. Come ha spiegato il professor Invernizzi, “i dati, estremamente interessanti, se confermati in uno studio clinico, potrebbero aprire nuove prospettive farmacologiche per i pazienti affetti da osteoporosi che non rispondono a terapie convenzionali”.

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