Diagnosi precoce delle malattie del fegato, la situazione nel Regno Unito
Quanto è difficile ottenere una diagnosi precoce delle malattie del fegato? Molto, almeno in alcune parti del mondo, anche quelle a cui, in media, non penseremmo. È il caso del Regno Unito dove solo il 26% delle aree territoriali dispone di percorsi specifici ed efficaci per i pazienti. Lo conferma una nuova ricerca che riprende uno studio precedentemente pubblicato su The Lancet e che spiega come circa tre quarti della popolazione d’oltremanica scopra la patologia epatica solo quando è troppo tardi per il trapianto o per trattamenti risolutivi. A questo va aggiunto che circa una persona su quattro, diagnosticata in ritardo in ospedale, muore entro un paio di mesi.
La nuova indagine è stata effettuata dal British Liver Trust. I risultati sull’assenza di strutture adeguate contrastano con altre condizioni croniche diffuse sul territorio, come il diabete e le malattie cardiache per le quali i pazienti si sottopongono a terapie standardizzate. Da qui la necessità di fornire priorità alla diagnosi precoce delle malattie del fegato e ad una migliore assistenza alle persone in tutte le aree del Regno Unito.
Le malattie del fegato in UK si distinguono come l’unica lampante eccezione ai vasti miglioramenti realizzati negli ultimi trent’anni in termini di salute e aspettativa di vita per disturbi cronici come ictus, malattie cardiache e molti tumori. Dal 1970 i tassi di mortalità sono aumentati del 400% e, nelle persone di età inferiore ai 65 anni, sono cresciuti di quasi cinque volte. Le malattie del fegato costituiscono la terza causa più comune di morte prematura e il tasso di crescita delle patologie epatiche è più elevato rispetto ad altri paesi dell’Europa occidentale. Oltre un milione all’anno di ricoveri in ospedale sono il risultato di disturbi correlati all’alcol, il cui consumo, negli ultimi tre decenni, è impennato in maniera esponenziale.
Ugualmente prevenibile è anche il fenomeno dell’obesità. Del 25% della popolazione ad oggi così classificata, la maggior parte avrà una steatosi epatica non alcolica e molti (fino a una persona su 20 della popolazione del Regno Unito) avranno infiammazioni e cicatrici in corso che alla fine portano alla cirrosi. Di quei pazienti con cirrosi, il 5-10% avrà il cancro al fegato. A questo carico crescente di malattie si aggiunge l’epatite virale cronica. I decessi annuali per epatite C sono quasi quadruplicati dal 1996 e si stima che circa il 75% delle persone infette non sia ancora riconosciuto. Lo stesso vale per l’infezione cronica da epatite B, in cui si verifica anche la progressione verso la cirrosi e il cancro al fegato.