Focus 23 Febbraio 2022

Dona parte del fegato a sua figlia e le salva la vita

Ha iniziato a soffrirne quando aveva soltanto due mesi di vita. Poi, grazie al dono della mamma, si è potuta sottoporre al trapianto salvavita. Protagonista di questa storia a lieto fine che arriva dall’ISMETT di Palermo è una bimba affetta da una malattia rara epatica, l’atresia delle vie biliari: la piccola ha ricevuto parte del fegato di sua madre e l’intervento si è potuto effettuare.

Numeri attuali dicono che questa forma colpisce un neonato su diecimila. In passato molti bambini morivano per le conseguenze generate anche per via dell’impossibilità di intervenire in alcun modo. Da circa cinquant’anni viene adottata una tecnica, chiamata Kasai, che consente ai piccoli di andare avanti con il proprio organo: tuttavia, ancora oggi, nel 30-40% dei casi c’è necessità di ricorrere al trapianto. Il portoenteroanastomosi (chiamato Kasai come il primo chirurgo giapponese che lo ideò) consiste in un’incisione nella parte superiore dell’addome per verificare la correttezza della diagnosi. Viene prelevata una parte del fegato per essere analizzata al microscopio: una volta fatto questo, qualora l’atresia fosse confermata, il chirurgo si occupa di ricostruire il “nuovo condotto” che ricoprirà la funzione di via biliare che collega l’intestino al fegato.

L’esito dell’operazione, che richiede diverse ore, dipenderà da quanto il processo lesivo della via biliare si è addentrato nell’organo: se la via biliare esterna può essere ricostruita, infatti, lo stesso non può avvenire per quella interna, un procedimento che richiede inevitabilmente il trapiantoNei bambini con età superiore ai tre mesi la possibilità di riuscita dell’intervento di Kasai tende a ridursi e quindi l’indicazione all’intervento stesso è discussa caso per caso.

In merito alla bimba di Palermo, le strade da percorrere non erano molte: o inserirsi in lista d’attesa e attendere i tempi di un nuovo organo disponibile oppure offrirsi come donatori viventi. Per la mamma questo gesto è stato come mettere nuovamente al mondo la piccola: entrambe, dopo l’intervento, sono poi state dimesse a nemmeno una settimana di distanza.