Focus 14 Aprile 2020

Effettuare screening sugli adulti contro l’epatite C
La nuova strategia studiata negli Stati Uniti

Effettuare screening per prevenire l’epatite C su tutte le persone adulte di età compresa tra i 18 e i 79 anni. Lo raccomanda l’UPSTF (l’US Preventive Service Task Force), un team di esperti americani specializzati su costi e benefici delle strategie di prevenzione.

Lo studio è stato pubblicato sul Journal of the American Medical Association e spiega come le terapie per l’Hcv abbiano compiuto “importanti passi in avanti con benefici evidenti e rischio ridotto di effetti collaterali. Procurando miglioramenti in tempi più brevi rispetto alle terapie convenzionali, i farmaci con azione antivirale diretta di seconda generazione (DAAs, ndr) sono efficaci anche nelle popolazione più anziana”.

Obiettivo della nuova strategia a tappeto, cioè estesa a una fascia d’età estremamente ampia, è quello di far emergere casi ancora sommersi che potrebbero essere diagnosticati troppo tardi per una possibile guarigione. Solo negli Usa la stima di persone positive all’Hcv ammonta a 4,1 milioni, di cui 2,4 milioni hanno già un’infezione in corso. L’uso di sostanze stupefacenti ha aumentato il numero dei contagi, ma allo stesso tempo è stato incrementato anche il sistema di sorveglianza.

Come si legge nel rapporto dell’UPSTF, “lo screening è la sola chiave per individuare precocemente l’infezione. Il test consiste in un prelievo di sangue per individuare la presenza di anticorpi, seguito, in caso di positività, da secondo test per misurare i livelli di virus nel sangue. La combinazione delle due analisi permette di scoprire se l’infezione è in corso”.

L’esigenza di diagnosi precoci è sentita anche in Italia. Oggi, in base ai dati dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco), i pazienti trattati con farmaci nuovi sono oltre 200mila, con un percorso di accesso a queste terapie caratterizzato da 12 criteri.

Circa 200mila sarebbero anche i casi ancora da diagnosticare, secondo l’Istituto superiore di sanità, di cui oltre la metà provocati dall’assunzione di sostanze stupefacenti, 80mila dall’uso di aghi da tatuaggi o piercing e 30mila attraverso trasmissione sessuale.