Focus 26 Agosto 2020

Epatopatie croniche, uno studio spiega perché genere e sesso incidono sulle risposte alle cure

Si intitola “Sex and gender: Modifiers of health, disease and medicine” ed è lo studio pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica The Lancet in cui vengono descritte le principali differenze nell’epidemiologia, nelle manifestazioni e nelle risposte al trattamento terapeutico nei pazienti in base a genere e sesso di appartenenza.

La ricerca ha coinvolto 12 università statunitensi e 3 istituti europei d’eccellenza come l’università di Berlino, il Karolinska Institutet di Stoccolma e l’ospedale civile di Baggiovara, per l’azienda ospedaliero universitaria di Modena. Proprio il centro modenese, con lo studio del dottor Amedeo Lonardo, è stato protagonista, insieme alla professoressa Suzuki dell’università di Durham (nella Carolina del Nord), della realizzazione del capitolo in cui queste differenze entrano in gioco anche in merito alle epatopatie croniche.

L’articolo analizza il ruolo di sesso (entità biologica) e genere (entità socio-culturale) quali fattori di insorgenza, manifestazioni e risposta alle cure di alcune patologie che sono tra le più frequenti cause di morte ed invalidità. Differenze che sono alla base della medicina di precisione e devono informare il processo decisionale per promuovere l’eguaglianza di genere nel diritto alla salute: “Tutto ciò che sappiamo su diagnosi, trattamento e prevenzione delle malattie deriva da studi in gran parte condotti su cellule, topi e pazienti di sesso maschile – ha spiegato il dottor Lonardo – Per molteplici ragioni, incluse la salvaguardia della sicurezza delle donne e dei loro figli, le pazienti in età fertile sono sempre state escluse dai trial clinici. Anche la medicina basata sulle evidenze è fondata su studi clinici eseguiti principalmente su uomini. Di conseguenza la ricerca medica è stata centrata sulla fisiologia maschile nel presupposto che cellule ed animali fossero uguali indipendentemente dal sesso”.

La malattia epatica cronica è la decima causa di morte per gli uomini (1,8% dei decessi), ma non per le donne. Come si legge nello studio, le influenze del sesso sulla malattia epatica cronica sono cause-specifiche, con gli uomini che mostrano un rischio più elevato di colangite sclerosante primaria, epatite virale cronica, cirrosi e carcinoma epatocellulare, mentre le donne presentano un rischio più elevato di colangite biliare primitiva ed epatite autoimmune. L’epatopatia alcolica è più comune tra gli uomini perché consumano più alcol rispetto alle donne, ma con la soglia di alcol che provoca la malattia epatica alcolica in queste ultime che è la metà di quella degli uomini: questa differenza di sesso è in parte spiegata dall’effetto del sesso biologico sul metabolismo dell’etanolo, che si traduce in donne con concentrazioni di etanolo nel sangue più elevate rispetto agli uomini. dopo aver bevuto la stessa quantità di alcol.

La steatosi epatica non alcolica è la principale causa di malattia epatica cronica in tutto il mondo, con una prevalenza globale stimata del 25%. Generalmente è benigna, ma potrebbe progredire in cirrosi e carcinoma epatocellulare. A causa della sua epidemia e delle prevalenti coesistenze cardiovascolari, renali e metaboliche, la steatosi pone un pesante fardello clinico ed economico, colpendo uomini e donne in modo diverso a seconda dei gruppi di età. Le donne in età riproduttiva sono protette, con un rischio ridotto di circa il 50% rispetto agli uomini, anche da fibrosi epatica, carcinoma epatocellulare e mortalità. Tuttavia, quelle in post menopausa perdono questa protezione e la menopausa prematura e l’ovariectomia bilaterale sono associate a un rischio più elevato di steatosi epatica non alcolica e complicanze correlate.

Il sesso e gli ormoni sessuali influenzano la patobiologia della steatosi epatica non alcolica in modo multiforme, dalla distribuzione regionale del grasso corporeo, al microbioma intestinale, la fibrosi e la tumorigenesi, e determinano i profili di rischio specifici del sesso durante il decorso della malattia. Gli estrogeni proteggono le donne da obesità viscerale, insulino-resistenza, steatosi epatica non alcolica, cirrosi e carcinoma epatocellulare. Gli androgeni proteggono gli uomini dall’obesità viscerale, dall’insulino-resistenza e dalla steatosi epatica non alcolica.

Le differenze di sesso in risposta al trattamento farmacologico della steatosi epatica non alcolica sono per lo più sconosciute – conclude lo studio – il che è dovuto principalmente all’assenza di considerazione di genere o sesso nel disegno di uno studio clinico. La riduzione del peso e l’esercizio regolare migliorano la steatosi epatica non alcolica. Il raggiungimento della risoluzione della steatoepatite non alcolica richiede una moderata riduzione del peso corporeo per gli uomini, mentre è necessaria una perdita di peso molto maggiore per la risoluzione nelle donne.