Focus 31 Dicembre 2019

Fegato grasso, consumo di alcolici ed epatite B e C
Il colangiocarcinoma colpisce sempre più i giovani

di Emiliano Magistri

Una patologia che colpisce sempre più i giovani e che, in sei casi su dieci, quando viene diagnosticata è già in fase avanzata. Si tratta del colangiocarcinoma, il tumore delle vie biliari che, ogni anno, colpisce circa 5mila persone in Italia.

Neoplasia maligna che ha origine dalla proliferazione rapida dei colangiociti, le cellule che formano le pareti dei dotti biliari, in base a recenti studi effettuati dallo Iarc (l’International Agency for Research on Cancer di Lione) ha visto l’amianto come conseguenza di oltre la metà dei casi riscontrati. Senza dimenticare come, tra i fattori di rischio primari, vi siano patologie come il fegato grasso, l’obesità, nonché il consumo di alcolici e conseguenti casi di epatite B e C e cirrosi epatica.

Esistono diverse tipologie di carcinoma delle vie biliari: colangiocarcinomi intraepatici, se si sviluppano all’interno del fegato, periliari, se nascono all’ingresso dei dotti biliari nel fegato, ed extraepatici se si sviluppano nelle vie biliari extraepatiche. Quello intraepatico è il secondo più frequente tra quelli del fegato e, come spiega il presidente del Gico (Gruppo italiano colangiocarcinoma), Giovanni Brandi, su corriere.it, “rappresenta il circa il 15 per cento di tutti i tumori epatici. La chirurgia è il primo passo fondamentale per poter sperare nella guarigione, ma non sempre è praticabile per via della diagnosi tardiva. In ogni caso è fondamentale farsi curare in un centro con esperienza, sia nell’intervento che nella diagnosi e nelle cure, che richiedono un team multidisciplinare di professionisti esperti in questa specifica patologia”.

Quello che rende il colangiocarcinoma un tumore “subdolo” è la scarsa specificità dei sintomi, ecco perché in caso di perdita di peso ingiustificata, ittero o dolore al fianco destro, con ripercussioni posteriori, è opportuno rivolgersi al medico. Negli ultimi anni queste forme tumorali, in alcuni Paesi europei tra cui l’Italia, stanno generando un incremento annuo di circa il 4% .

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