Focus 28 Marzo 2023

Fegato grasso: ecco l’alimentazione corretta per tenere sotto controllo la steatosi epatica

Fegato grasso. Quante volte ne sentiamo parlare nella quotidianità? Non solo nei referti medici o in seguito a consulti nei poliambulatori, ma anche nella vita di tutti i giorni. Quando, per esser più precisi, alcuni sintomi non sono ancora sfociati in patologia. Quando, per dirla meglio, una dieta particolare, accorgimenti e rimedi erboristici possono fare la loro parte per scongiurare il malessere di funzioni importanti del nostro organismo.

È del resto dal fegato che dipendono molte delle funzioni vitali del nostro corpo. È, infatti, la ghiandola più importante e più grande che, in prima istanza, si occupa della sintesi e dello smistamento dei grassi. In caso di sovraccarico funzionale, però, è possibile assistere a un accumulo di trigliceridi negli epatociti, le cellule caratteristiche del fegato. Se il contenuto lipidico supera il 5% del suo peso (il fegato parte da una base di 1500 grammi), si parla di steatosi epatica, detta più comunemente fegato grasso. Per prevenire e curare questa patologia, che colpisce circa il 20-40% degli italiani adulti, si consiglia di seguire due strade, a volte parallele: rifarsi a un’adeguata alimentazione, con l’esclusione drastica di alcuni cibi e assumere integratori naturali che aiutino il fegato a controllare l’ammasso lipidico in eccesso.

Tra i principali fattori dell’alterazione del metabolismo lipidico ci sono alti livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, diete ricche di grassi, obesità, consumo eccessivo di alcol e abuso di alcuni farmaci, digiuno persistente ecc..

Comprendere se si soffre di fegato grasso non è semplice. Si tratta di una condizione frequente, ma in genere priva di sintomi particolari, che permettano di riconoscerla a primo impatto. Solitamente, quando ci si ritrova in stati di steatosi epatica avanzata, uno dei primi campanelli d’allarme è rappresentato da dolore temporaneo ma diffuso sul lato destro superiore dell’addome. Un segnale che, però, può essere associato anche a colecisti o infiammazione del colon. Ecco che, per aver risposte più precise e mirate, sarebbe consigliabile fare accurati controlli ematici e valutare il livello delle transaminasi, vale a dire delle piccole proteine contenute nelle cellule epatiche con funzioni metaboliche.

Ma, tornando allo stadio iniziale, ci sono alcuni facili accorgimenti alimentari che consentono di tenere sotto controllo il fegato affinché non si scatenino patologie ben più gravi.

Premesso che la dieta per il fegato grasso può essere leggermente diversa a seconda dello stato nutrizionale del soggetto, ci sono delle indicazioni nutritive che valgono per tutti i soggetti che si trovino in questa situazione.

E, dunque, cosa non mangiare?

  • Cibi ipercalorici ed evitare abbuffate di cibi spazzatura, fast food, alimenti raffinati e lavorati compresi quelli di pasticceria
  • Alcolici
  • Alimenti e bevande ricchi di nervini: caffeina , teofillina, teobromina ed energy drink
  • Bibite zuccherate, dessert, snack dolci, farine raffinate
  • Cibi ricchi di  grassi saturi o idrogenati e di colesterolo: formaggi grassi, snack dolci e salati, margarine, hamburger, wurstel, tagli di carne grassa (pancetta, coppone ecc), insaccati (salsiccia, salame ecc), salumi (lardo, pancetta arrotolata) ecc.
  • Alimenti ricchi di additivi, ossia i confezionati.

In quanto alle cure e ai rimedi naturali per il fegato grasso occorre sottolineare che potrebbero essere utili alcuni integratori e rimedi di erboristeria quali silimarina e cinarina, depuratrici e rigeneranti per il fegato, glutatione, polifenoli e fitosteroli. Molto utili possono risultare anche i semi di psillio, gomma guar, glucomannano, guggul e rimedi quali infusi o decotti di genziana, propoli, tarassaco, carciofo, liquirizia e, soprattutto, cardo mariano. Le proprietà antiepatossiche di quest’ultimo, nello specifico, sono conosciute fin dall’antichità. Il cardo mariano o cardo latteo (nome scientifico Silybum marianum) è una pianta molto diffusa in diversi Paesi del bacino del Mediterraneo. Le sostanze biologicamente attive che vengono estratte dai semi del cardo mariano sono silibina, silicristina e silidianina e i semi vengono utilizzati per preparare capsule, estratti, polveri e tinture. Questa pianta infatti viene usata in caso di sofferenza organica e funzionale del fegato dovuta a patologie come epatiti, cirrosi e steatosi. Non dimentichiamo che tra le sue proprietà annovera quelle anti-infiammatorie e anti-ossidative nonché proprietà colagoghe (favorisce l’escrezione della bile) e preserva la cistifellea da molti disturbi.

di Francesca Franceschi