Focus 26 Agosto 2020

Fegato grasso, l’eccessivo consumo di fruttosio è tra le cause della malattia. La ricerca americana

C’è anche l’eccessivo consumo di fruttosio tra le cause della steatosi epatica non alcolica, meglio conosciuta come malattia del fegato grasso. Lo conferma uno studio coordinato dalla scuola di medicina dell’università della California pubblicato sulla rivista Nature Metabolism.

Il fruttosio, in base a quanto emerso dalla ricerca, influisce sul fegato solo dopo aver raggiunto l’intestino, dove la barriera epiteliale che protegge gli organi dalle tossine batteriche viene disturbata dallo zucchero. Tuttavia, il modo in cui il fruttosio innesca queste alterazioni e il loro ruolo nell’epatosteatosi e nella patogenesi della NASH rimangono sconosciuti. Lo studio è servito per mostrare, utilizzando topi, che gli agonisti del recettore Toll-like (TLR) derivati ​​dal microbiota (il fruttosio) promuovono l’epatosteatosi senza influenzare il fruttosio-1-fosfato (F1P) e l’acetil-CoA citosolico.

Che il fruttosio tendesse a portare verso il fegato grasso è cosa nota fin dai tempi degli antichi Egizi che, come ha spiegato all’Ansa il ricercatore che ha condotto l’indagine, Michael Karin, “nutrivano anatre e oche con frutta secca, ricchissima di fruttosio, per realizzare quella che sarebbe stata la loro versione del foie gras”. Lo studio ha dimostrato come l’assunzione di fruttosio, quando ridotta sotto una certa soglia, non abbia provocato effetti negativi, confermando che solo il consumo eccessivo e a lungo termine, anche attraverso alcune tipologie di bibite, può portare rischi alla salute.

Questo significa che l’apporto di fruttosio tramite il consumo di frutta è ben tollerato dall’organismo.