Focus 28 Febbraio 2022

Giornata delle malattie rare, ecco quali sono quelle del fegato

Un modo per mantenere alta l’attenzione su un tema ancora troppo attuale. Come ogni anno, il 28 febbraio si celebra la Giornata delle malattie rare, una condizione con cui convivono moltissime persone non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo.

Sul territorio europeo, una patologia viene considerata rara se riporta un’incidenza inferiore ai 5 casi su 10mila abitanti: oltre 30milioni, si stima, siano quelle presenti in Europa, mentre superano i 300milioni in tutto il pianeta. I dati, confermati dal Rapporto MonitoRare 2021 pubblicato da UNIAMO (l’ente italiano di rappresentanza della comunità di persone con malattia rara), dicono che nel nostro Paese i pazienti rari sono più di 2 milioni e di questi uno su cinque ha meno di 18 anni.

Oltre ad essere raramente riscontrate, queste malattie hanno sintomi e manifestazioni che variano anche da persona a persona, rendendole per questo motivo ancor più difficili da diagnosticare e curare. Il tempo medio per una diagnosi è di 4 anni, ma può arrivare fino a 7. Tra le varie forme, sono diverse quelle che interessano il fegato: in occasione della Giornata delle malattie rare, capiamo insieme quali sono.

Colangite biliare primitiva

Tra tutte, è quella che colpisce maggiormente le donne, visto che la percentuale è di una su mille, generalmente dopo i quarant’anni. In Italia si stima che siano 13mila le persone che ne sono affette. Oltre ad avere il fegato come bersaglio primario, sono diverse e gravi le complicazioni a cui può portare: se non affrontata e curata adeguatamente, fino a rendere necessario il trapianto di fegatoStanchezza, prurito, gonfiore addominale e problemi digestivi vengono spesso imputati ad altro e non ricondotti alla colangite in quanto tale

Epatite autoimmune

Anomalie del sistema immunitario rappresentano la causa di questa infiammazione cronica del fegato. A giocare un ruolo di “primo piano” è la predisposizione genetica. Conosciamo quella di tipo 1 e di tipo 2: la prima può presentarsi a prescindere dall’età e spesso si associa ad altre comorbidità come la colite ulcerosa, la tiroidite o l’artrite reumatoide. L’altra, invece, è più frequente in giovane età. Rientra tra le malattie rare del fegato perché la sua incidenza è di una persona su 10mila: anche in questo caso sarebbero le donne le più soggette. I sintomi variano dalla spossatezza all’ingrossamento dell’organo, fino a nausea e vomito. Proprio perché le donne sono spesso le principali interessate, in molte si registra la mancanza del ciclo mestruale.Trascurare i sintomi può predisporre a complicanze come la cirrosi.

Colangite sclerosante primitiva

È una malattia rara dei dotti biliari intraepatici o extraepatici, i cosiddetti grandi dotti biliari. Progressivamente si induriscono e si restringono (sclerosi) a causa della cicatrizzazione (fibrosi) delle pareti dei dotti con ostacolo al passaggio della bile fino alla comparsa della cirrosi con progressivo incremento della bilirubina (ittero), ipertensione portale e comparsa di varici gastro-esofagee e di ascite, tanto da rendere necessario il trapianto di fegato. Nella maggior parte dei casi si presenta nei pazienti di sesso maschile tra i 25 e i 45 anni di età, ma alcuni casi si registrano anche in età pediatrica. Il colangiocarcinoma è una sua temibile complicanza. Non esistono terapie approvate, l’unica soluzione è garantita dal trapianto di fegato.

Emocromatosi

Questa malattia genetica determina l’accumulo di ferro nell’organismo a seguito della compromissione del meccanismo di assorbimento intestinale del ferro stesso. Una condizione che si ripercuote su fegato e cuore più che su altri organi. È una patologia ereditaria che ha sintomi aspecifici e si rivela soprattutto quando il danno epatico ha raggiunto livelli tali da sfociare in cirrosi (con successiva e possibile evoluzione in epatocarcinoma). La diagnosi si basa sull’analisi ematiche di: sideremia e transferrina (e sul calcolo della percentuale di saturazione di questa ultima) e ferritina. A ciò si aggiungono test genetici e misurazione del ferro epatico per la definizione delle complicanze.

Morbo di Wilson

È originato dalla mutazione di un piccolissimo pezzo di DNA che si trova nel cromosoma 13, responsabile della produzione di ceruloplasmina, una proteina che si occupa di trasportare il rame ed è indispensabile all’escrezione biliare dello stesso. Ha un’incidenza che oscilla da un caso su 30mila e a uno su 100mila: in Sardegna ci sarebbe una percentuale molto più elevata, con un caso su 8mila-9mila persone. La diagnosi in genere arriva molto tardi a seguito di sintomi come i disturbi del movimento, depressione o la perdita del controllo emozionale, fino alle allucinazioni e al delirio. A livello di stile di vita, i pazienti che ne soffrono devono evitare alimenti ad alto contenuto di rame come fegato di bovino, ostriche, frutta secca, funghi e legumi.

Deficit di Alfa-1-antitripsina

L’alfa-1-antitripsina è una proteina sintetizzata del fegato che si occupa di inibire alcuni enzimi prodotti come difesa del nostro organismo. Un livello elevato di questi enzimi può provocare lesioni ai tessuti, in particolare ai polmoni. Il deficit compromette le funzionalità respiratorie e favorisce l’insorgere dell’enfisema. Chi è affetto da questa forma può subire delle conseguenze al fegato, con comparsa di ittero già nei primi giorni o mesi di vita. La diagnosi, posta in base alle caratteristiche cliniche, è confermata dalla quantificazione dei livelli di alfa-1-antitripsina e dall’analisi genetica. Conoscendo le varianti genetiche presenti nei genitori si può effettuare la diagnosi prenatale. Oltre alla terapia sintomatica, è stata di recente raccomandata anche la terapia sostitutiva, con somministrazione regolare di alfa-1-antitripsina umana purificata: tuttavia, non sono ancora stati effettuati rigorosi studi clinici per verificare la reale efficacia di questo intervento. La malattia risulta curata definitivamente in quei pazienti che, a causa della grave compromissione epatica, si sottopongono a trapianto di fegato.