Giornata mondiale dell’epatite, cosa chiedono pazienti e associazioni
Accelerare i programmi di screening, in particolare per l’epatite C, e ampliare prevenzione e trattamento delle altre tipologie di virus. È quello che istituzioni e associazioni di pazienti chiedono in occasione del 28 luglio, data in cui ogni anno ricorre la Giornata mondiale dell’epatite.
Stime ufficiali dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dicono che nel mondo sono oltre 300 milioni le persone che vengono colpite da una di queste forme e una parte molto consistente ne rimane ignara. E il nostro Paese non fa eccezione. In base a quanto risulta dai dati dell’AIFA (l’Agenzia italiana del farmaco), a inizio anno poco più di 230mila pazienti (232.004 per l’esattezza) sono stati avviati al programma di screening per l’HCV (il virus dell’epatite C): all’inizio di luglio il numero è aumentato di poco più di 7mila, per un totale di 239.161. Questo significa che, in previsione della fine del 2022, il bacino complessivo di soggetti coinvolti nel percorso promosso dal Ministero della Salute sarà molto più ristretto rispetto al periodo pre-pandemia. L’Italia, tuttavia, è ancora in linea con il piano dell’OMS che punta alla completa eradicazione entro il 2030: un’accelerazione in termini di screening, campagne di prevenzione e nuove strategie terapeutiche è però necessaria.
Un altro tema su cui occorre tenere alta l’attenzione soprattutto in occasione della Giornata mondiale dell’epatite è quello dell’epatite D. Scoperto per la prima volta nel 1977 si tratta della causa della forma più grave di tutti i virus epatici. Si scatena in chi è affetto da epatite B, ma al momento non esistono numeri certi sulla sua prevalenza in Italia e nel mondo, in parte anche a causa della mancanza della terapia efficace.
Attualmente il mondo sta affrontando una nuova epidemia di infezioni acute da epatite inspiegabili che colpiscono i bambini. L’OMS, insieme agli scienziati e ai responsabili politici dei Paesi colpiti, sta lavorando per comprendere la causa di questa infezione che non sembra appartenere a nessuno dei 5 tipi di virus dell’epatite conosciuti: A, B, C, D ed E. Questa nuova epidemia porta l’attenzione su migliaia di infezioni acute da epatite virale che si verificano ogni anno tra bambini, adolescenti e adulti. La maggior parte di queste provoca una malattia lieve e può anche non essere individuata, ma in alcuni casi possono causare complicazioni ed essere fatali. Solo nel 2019, si stima che nel mondo si siano verificati 78.000 decessi a causa delle complicazioni delle infezioni acute da epatite A-E.
Gli sforzi globali hanno come priorità l’eliminazione delle infezioni da epatite B, C e D. A differenza dell’epatite virale acuta, queste tre infezioni causano un’epatite cronica che dura per diversi decenni e culmina in oltre un milione di morti all’anno per cirrosi e cancro al fegato. Pur disponendo di indicazioni e strumenti per diagnosi, trattamento e prevenzione dell’epatite virale cronica, spesso si tratta di procedure fuori dalla portata delle comunità e talvolta disponibili solo in ospedali specializzati.
In occasione del 28 luglio, l’OMS sottolinea la necessità di avvicinare le cure per l’epatite alle strutture sanitarie di base e alle comunità, in modo che le persone abbiano un migliore accesso al trattamento e alle cure, indipendentemente dal tipo di epatite che possono avere. E il richiamo a non perdere tempo, non a caso, è alla base del claim scelto per lanciare la campagna legata alla Giornata mondiale dell’epatite. “I can’t wait”(in italiano, “Io non posso aspettare”) è infatti il tema che vuole ribadire la necessità di accelerare la lotta contro l’epatite virale e l’importanza dei test e delle cure per le persone che ne hanno bisogno. “Con una persona che muore ogni 30 secondi per una malattia correlata all’epatite – si legge sul sito della World Hepatitis Alliance – non possiamo aspettare ad agire sull’epatite virale. Le persone che vivono con questa condizione in modo inconsapevole non possono aspettare i test, così come non possono aspettare screening, vaccinazione alla nascita e trattamenti salvavita. I decisori politici non possono aspettare e devono agire ora per rendere l’eliminazione dell’epatite una realtà attraverso la volontà istituzionale e i finanziamenti”.