Focus 30 Novembre 2022

I fattori di rischio del fegato grasso aumentano nelle persone con HIV

I fattori di rischio del fegato grasso aumentano nelle persone con HIV. È quanto emerge da uno studio condotto in Germania e i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal AIDS. In base ai dati raccolti sui pazienti coinvolti (282) i ricercatori hanno riscontrato una prevalenza di steatosi epatica non alcolica (NAFLD) in oltre un terzo dei soggetti e una fibrosi moderata o peggiore in un numero consistente di altre persone.

I test non invasivi possono essere utilizzati per valutare la malattia del fegato grasso nelle persone sieropositive, aiutando a identificare coloro che potrebbero beneficiare di cambiamenti nello stile di vita per migliorare la loro salute metabolica. La malattia del fegato grasso e la sua forma più grave, la steatoepatite non alcolica (NASH), sono responsabili di un crescente carico di malattie epatiche avanzate in tutto il mondo. In molti casi, l’accumulo di grasso epatico è associato all’obesità e al diabete, per cui viene talvolta definito come malattia del fegato grasso associata al metabolismo o MAFLD. Nel corso del tempo, l’accumulo di grasso scatena un’infiammazione che può portare a fibrosi (cicatrizzazione), cirrosi e tumore del fegato. In assenza di un trattamento efficace approvato, la gestione si basa su cambiamenti dello stile di vita, come l’esercizio fisico e la perdita di peso.

La prevalenza di questa condizione è in aumento negli Stati Uniti così come nel resto del pianeta, in associazione all’aumento globale dell’obesità. Gli studi epidemiologici suggeriscono che circa un terzo degli americani è affetto da NAFLD. Tra le persone affette da HIV le malattie epatiche sono una delle principali cause di morte. In parte ciò è attribuibile all’epatite cronica B e C e alle malattie epatiche legate all’alcol, ma le persone sieropositive sono anche inclini alla malattia del fegato grasso. Per fare maggior luce e capire perché i fattori di rischio del fegato grasso aumentano nelle persone con HIV, i ricercatori dello University Medical Center di Mainz, in Germania, hanno utilizzato test non invasivi per valutare la presenza di steatosi epatica e fibrosi tra 282 adulti sieropositivi. La maggior parte dei partecipanti (70%) erano uomini e l’età mediana era di 51 anni: solo il 60% aveva una carica virale dell’HIV non rilevabile, mentre il 3% aveva l’epatite C attiva e meno del 2% l’epatite B. I fattori di rischio metabolici erano comuni. Un terzo era in sovrappeso, il 16% in obesità, il 10% aveva il diabete e il 30% aveva la pressione alta. Meno del 10% ha dichiarato di fare un uso massiccio di alcol.

In cento persone (36%) è stata riscontrata una steatosi epatica. Settantacinque persone (il 27% dell’intera coorte e il 75% di quelle con steatosi) soddisfacevano i criteri per la NAFLD. Circa il 5% soddisfaceva i criteri per la malattia epatica legata all’alcol, ma in alcuni casi mancavano i dati sul consumo di alcol. Diciannove persone (7%) presentavano una fibrosi moderata o peggiore. Sulla base del punteggio FAST, 32 (12%) avevano un cutoff superiore a 0,35, indicando steatosi e fibrosi sostanziali. In questo sottogruppo, 28 sono stati classificati come affetti da NASH, due da steatoepatite alcolica e due non classificati.

All’analisi multivariabile, la circonferenza vita è risultata un predittore di fegato grasso e il diabete di tipo 2 di fibrosi significativa. Da qui la conclusione che vede i fattori di rischio aumentare nei pazienti con HIV. Secondo i ricercatori, il punteggio FAST può essere utile per identificare i pazienti a rischio di malattia epatica significativa.