Il pioglitazone potrebbe migliorare la steatoepatite non alcolica
Si chiama pioglitazone e potrebbe rappresentare una soluzione per affrontare la steatoepatite non alcolica. È quanto emergerebbe da uno studio presentato nei giorni scorsi in occasione del Digital NAFLD Summit 2021 in grado, con efficacia e sicurezza, di migliorare l’istologia epatica nei pazienti affetti da queste forme.
Sia la steatosi epatica (NAFLD) che la steatoepatite non alcolica (NASH) da tempo rappresentano la nuova emergenza sanitaria a livello mondiale, spesso associata ad obesità, problemi metabolici e diabete. Le patologie endocrine sono state individuate come origine di entrambe e, in particolare per la NASH, le opzioni di gestione sono estremamente ridotte. Come è noto, gli interventi che vengono attuati in prima battuta tendono a concentrarsi sulla modifica degli stili di vita, che sia l’attività fisica o l’alimentazione. Tuttavia, le risposte alle terapie farmacologiche in via di sviluppo sono ridotte, in particolare per la fibrosi, e quindi vi è la necessità di una terapia approvata.
Nella NASH un ruolo chiave lo gioca l’insulino-resistenza, a prescindere che il soggetto sia in sovrappeso o obeso. La prima fase dello studio è stata condotta in Asia, quando i ricercatori hanno analizzato 90 pazienti con steatoepatite non alcolica per valutare l’efficacia del pioglitazone: tutti hanno ricevuto 30 mg al giorno o placebo per 24 settimane. In coloro che avevano ricevuto il pioglitazone è stato riscontrato un calo dei livelli di alanina aminotransferasi, mentre non c’è stato alcun cambiamento nei soggetti trattati con placebo.
Una successiva analisi intention-to-treat su 66 pazienti ha permesso di registrare la diminuzione del punteggio di attività della steatosi epatica non alcolica nelle persone che avevano assunto il pioglitazone rispetto al placebo, con un miglioramento della NASH senza peggioramento della fibrosi raggiunto, rispettivamente, nel 46,7% e 11,1% dei pazienti. In nessuno dei due gruppi sono stati evidenziati effetti collaterali.
Questo studio conferma che il pioglitazone contribuisce attivamente alla riduzione dell’infiammazione del fegato e dei livelli di grasso accumulato.