Focus 21 Aprile 2021

Insufficienza epatica acuta indotta da paracetamolo
I micro RNA identificano i pazienti per il trapianto

Un nuovo criterio clinico per stabilire, con maggiore precisione, quali pazienti affetti da insufficienza epatica acuta possano trarre benefici maggiori dal trapianto di fegato. Si è concentrato su questo lo studio condotto dai ricercatori del King’s College Hospital di Londra, e pubblicato sul Journal of Hepatology, che ha portato a individuare in alcuni micro RNA i marcatori fondamentali.

L’insufficienza epatica acuta (ALF) indotta da paracetamolo (APAP) rimane la forma più comune di ALF nel mondo occidentale. I modelli prognostici convenzionali, che utilizzano marcatori di danno epatico e insufficienza d’organo per predire la mortalità, mancano di sensibilità, motivo per cui lo studio ha voluto sviluppare nuovi modelli predittivi impiegando microRNA nella APAP-ALF. L’indagine ha coinvolto 194 pazienti con insufficienza epatica acuta generata da paracetamolo e in coloro in cui si sono generati livelli più elevati di microRNA si è verificata una maggiore rigenerazione epatica che li ha resi meno propensi a necessitare del trapianto. I singoli microRNA, infatti, conferiscono un valore prognostico limitato quando utilizzati singolarmente mentre quando incorporati all’interno di modelli di previsione che combinano parametri clinici e microRNA ne aumentano la loro utilità clinica.

Il primo modello time-point conteneva una firma microRNA associata alla rigenerazione epatica, mentre il modello tardivo time-point ne aveva una associata con la morte cellulare. I risultati dimostrano che una firma di microRNA legata alla rigenerazione combinata con parametri clinici può superare i modelli prognostici esistenti per l’ALF nell’identificare i pazienti con prognosi sfavorevole che possono trarre beneficio dal trapianto.

Uno studio che permette di compiere un passo avanti nell’identificazione del trattamento più appropriato per ogni singolo paziente. L’insufficienza epatica acuta è infatti una condizione in cui vi non vi è tempo da perdere per considerare il paziente per un trapianto di fegato o attendere una spontanea risoluzione del danno epatico acuto. È vero infatti che pazienti con livelli simili di danno epatico possono guarire senza la necessità di ricorrere alla chirurgia, ma è altrettanto vero che stabilire la necessità o meno di un trapianto significa salvare la vita di una persona. Tutto dipende dalle capacità rigenerative del fegato.

Poter stabilire, o quantomeno prevedere nella maniera più accurata possibile, quali sono i pazienti in cui il fegato si rigenererà, significa risparmiare l’intervento a molti e “liberare” organi salvavita per chi invece non può farne a meno.