Focus 25 Novembre 2022

Insufficienza epatica correlata all’epatite B: i benefici del trapianto di fegato

Valutare i benefici del trapianto di fegato nei pazienti con insufficienza epatica correlata all’epatite B. È quello su cui si è concentrato uno studio cinese pubblicato recentemente su The Lancet, analizzando in particolare le previsioni in termini di sopravvivenza post intervento.

L’insufficienza epatica acuta è una forma che può svilupparsi gradualmente nel corso del tempo, ma che in fase acuta, appunto, porta il fegato a smettere di funzionare improvvisamente nel giro di pochi giorni. L’unica soluzione è il ricovero in ospedale, in quanto i rischi per chi ne viene colpito sono estremamente elevati soprattutto per gli effetti che questa comporta: dall’encefalopatia epatica alle emorragie interne e insufficienza renale. Ittero, dolore nella parte alta dell’addome e alterazioni comportamentali sono quei sintomi che, se riscontrati, richiedono un immediato contatto con il medico: in alcuni casi è possibile risolvere il problema con trattamenti specifici (farmaci per l’avvelenamento o per ridurre edema cerebrale o rischio di emorragie, monitoraggio di infezioni nel sangue e nelle urine), ma in molti altri il trapianto di fegato è l’unica strada percorribile. Proprio per questo i ricercatori hanno voluto identificare un punteggio appropriato per prevedere il beneficio in termini di sopravvivenza del trapianto nei pazienti con insufficienza epatica correlata all’epatite B.

Sono stati arruolati 4577 pazienti ospedalizzati con deterioramento acuto della malattia epatica cronica HBV-correlata dalla coorte aperta del Chinese Group on the Study of Severe Hepatitis B (COSSH), per valutare la performance di cinque punteggi comunemente utilizzati per prevedere la prognosi e il beneficio di sopravvivenza del trapianto. Il tasso di beneficio in termini di sopravvivenza è stato calcolato per riflettere il tasso di estensione della vita attesa con trapianto rispetto a quella senza. In totale, 368 pazienti si sono sottoposti a trapianto, manifestando una sopravvivenza a un anno significativamente più elevata rispetto a quelli in lista d’attesa sia nell’intera coorte con insufficienza epatica acuta sia nella coorte con corrispondenza del punteggio di propensione. 

I punteggi COSSH-ACLF II hanno identificato il rischio di morte in lista d’attesa e hanno previsto con precisione la mortalità e il beneficio di sopravvivenza post trapianto per insufficienza epatica correlata all’epatite B. I risultati dello studio sono stati convalidati prospetticamente.