Focus 01 Dicembre 2022

La resezione epatica robotica è più efficace per il tumore del fegato

La resezione epatica robotica è più efficace per il tumore del fegato rispetto alla procedura a cielo aperto. È ciò su cui si è concentrato uno studio condotto all’Università di Modena e Reggio Emilia e pubblicato nei giorni scorsi su JAMA Surgery.

Dai risultati è emerso che l’intervento con approccio robotico ha comportato sì tempi operativi più lunghi, ma una durata della degenza più breve con un minore numero di ricoveri in terapia intensiva. Inoltre, l’incidenza di insufficienza epatica dopo l’epatectomia è stata inferiore rispetto alla resezione aperta. Nel corso dell’indagine, i ricercatori hanno esaminato retrospettivamente i dati di 398 pazienti sottoposti a resezione epatica robotica o aperta per epatocarcinoma (HCC) dal 1° gennaio 2010 al 30 settembre 2020. Dopo l’abbinamento con il propensity-score, 106 pazienti sottoposti a resezione robotica in quattro centri in Europa e negli Stati Uniti sono stati abbinati a 106 pazienti sottoposti a resezione a cielo aperto in un centro di riferimento internazionale per la chirurgia del tumore del fegato in Italia con esperienza nella chirurgia non robotica e minimamente invasiva. Per le procedure robotiche sono state utilizzate le piattaforme da Vinci Si o Xi, con la resezione parenchimale condotta mediante una tecnica di schiacciamento con pinza di Kelly e dispositivi di energia emostatica avanzata a ultrasuoni o a radiofrequenza. La mappatura del tumore è stata eseguita utilizzando la fluorescenza del verde indocianina (ICG) per la visualizzazione a una dose di 0,25 mg/kg 12 ore prima dell’intervento o di 1 mg di ICG all’induzione.

Prima del propensity matching, l’età mediana era più giovane tra i pazienti degli ospedali con chirurgia robotica rispetto alla coorte di convalida degli ospedali con resezione aperta (66 vs 70). Circa il 79% dei pazienti erano uomini. Dopo l’abbinamento del punteggio di propensione, l’età mediana era di 67-69 anni e la coorte comprendeva l’80-83% di uomini. L’indice di massa corporea medio variava da 26 a 28. In particolare, il 3,2% del gruppo di chirurgia robotica è stato sottoposto a conversione intraoperatoria a resezione aperta.

La sopravvivenza globale è risultata simile a 90 giorni tra la chirurgia robotica e quella aperta (99,1% vs 97,1%), ma a 24 mesi è risultata numericamente migliore nel gruppo robotico (86,9% vs 83,8%). La mortalità legata alla recidiva tumorale è stata simile tra i gruppi di chirurgia robotica e aperta a 24 mesi (8,8% vs 10,2%). Un’analisi di sensibilità che ha incluso tutti i fattori prognostici rilevanti ha rilevato risultati simili anche per quanto riguarda la sopravvivenza globale.

Come hanno spiegato i ricercatori, la resezione epatica robotica può ridurre la morbilità, ampliando il numero potenziale di pazienti in grado di ricevere un trattamento da cui sono attualmente esclusi a causa del rischio di scompenso epatico.