Focus 15 Dicembre 2022

Le fibre raffinate possono predisporre al tumore del fegato

Spesso può essere una soluzione prevenire patologie come il diabete, ma uno studio spagnolo pubblicato nei giorni scorsi su Gastroenterology suggerisce che le fibre raffinate possono predisporre al tumore del fegato.

In base a quanto analizzato dai ricercatori dell’università di Toledo, questo tipo di dieta accrescerebbe i fattori di rischio in particolare in quelle persone con deformità a livello vascolare: si tratta di condizioni note come “shunt portosistemici” in cui il sangue proveniente dall’intestino bypassa il fegato. Gli ingredienti in questione spaziano dal frumento al mais, dal riso al miglio, passando per mais, orzo, segale e avena. Si tratta di sostanze presenti nella farina bianca (utilizzata principalmente per pasta, pane e dolci), nel pane, nella pasta, nei grissini, nei cracker e nel pancarrè: tutti non integrali. L’indagine in questione è nei fatti il proseguimento di un precedente lavoro, condotto su animali da laboratorio, che aveva permesso di dimostrare come gli esemplari nutriti con l’inulina (un carboidrato presente in diverse tipologie di vegetali) sviluppassero l’epatocarcinoma in un caso su dieci. Approfondendo lo studio, è emerso che gli animali che sviluppavano neoplasie maligne presentavano nel sangue percentuali elevate di acidi biliari a causa, appunto, degli shunt portosistemici non rilevati in precedenza.

In condizioni normali, quando il sangue lascia l’intestino arriva nel fegato dove viene filtrato, per poi continuare a circolare nel resto dell’organismo. Se invece si verifica uno shunt, il sangue viene deviato, non passa per il fegato e prosegue quindi il suo percorso senza essere pulito: il difetto è poi accompagnato anche da una sintesi costante di acidi biliari da parte del fegato stesso che vanno in circolo anziché finire nell’intestino.

Con un caso ogni 30mila alla nascita, gli shunt portosistemici sono piuttosto rari nell’uomo e non generano sintomi particolari. Ecco perché nel corso dello studio sono stati analizzati i livelli di acidi biliari in campioni di sangue di pazienti inclusi in uno studio di prevenzione del cancro. Su 224 uomini che hanno sviluppato una neoplasia, i livelli di acidi biliari erano il doppio in chi non andava incontro all’epatocarcinoma.

L’ipotesi è che il sangue deviato, ricco di microbiotici, possa provocare un’infiammazione andando a stimolare il sistema immunitario. A sua volta l’infiammazione comporterebbe una ridotta capacità di distruzione delle cellule tumorali: ecco perché se gli animali con acidi biliari maggiori erano predisposti al danno epatico, quelli alimentati con inulina erano più soggetti a sviluppare l’epatocarcinoma. Da qui la conclusione che le fibre raffinate possono predisporre al tumore del fegato.