Focus 20 Dicembre 2021

Macchina da perfusione normotermica, come cambiano i trapianti di fegato

La macchina da perfusione normotermica (NMP) ha permesso il trapianto di circa il 70% dei fegati ritenuti non idonei. È quanto è emerso da uno studio condotto dal Liver Transplant Program della Cleveland Clinic in Ohio, i cui risultati sono stati presentati nel corso della riunione annuale della Central Surgical Association.

Ad oggi c’è ancora un’ampia discrepanza tra l’offerta e la domanda di organi, con il 15-20% di pazienti in lista a cui non verrà mai proposto un nuovo organo e che, di conseguenza, rischierà di morire in attesa dell’intervento. La macchina da perfusione normotermica rappresenta una svolta per il trapianto di organi.

L’NMP è un metodo di conservazione degli organi che fornisce ossigeno e nutrimento durante la conservazione degli organi e consente il metabolismo aerobico. Il fegato può essere mantenuto fuori dal corpo in condizioni fisiologiche quasi simili al normale, con sangue ossigenato che viene pompato a temperatura corporea attraverso l’organo. Nello studio 21 fegati umani rifiutati per il trapianto sono stati arruolati per la valutazione con NMP. Le ragioni del rigetto includevano un lungo tempo di ischemia calda nei donatori dopo la morte circolatoria, un alto grado di steatosi, ipernatriemia, iperbilirubinemia e grave ipertransaminasemia.

Durante la perfusione, i ricercatori hanno valutato la vitalità dei fegati per il trapianto analizzando il tasso di produzione di bile, il tasso di clearance del lattato perfusato, l’emodinamica e la morfologia del fegato. Sei sono stati scartati a causa della clearance del lattato insufficiente, della produzione di bile limitata o della macrosteatosi moderata, lasciandone 15 ritenuti idonei per il trapianto: questi includevano sette donatori dopo morte circolatoria con un tempo di ischemia calda del donatore da 13 a 46 minuti e un tempo di ischemia fredda che variava da tre ore e 41 minuti a sette ore e 42 minuti. La durata dell’NMP variava da tre ore e 49 minuti a 10 ore e 29 minuti senza problemi tecnici o eventi avversi. Il punteggio MELD prima del trapianto variava da 15 a 23.

I pazienti hanno fatto registrare buoni risultati, senza complicanze intraoperatorie o postoperatorie in alcuno dei destinatari. Sette fegati presentavano una precoce disfunzione dell’allotrapianto con rapido recupero e un paziente, che è stato trattato con stent biliari, ha sviluppato colangiopatia ischemica dopo quattro mesi. Con un follow-up che variava da cinque a 17 mesi, tutti gli altri pazienti avevano una buona funzionalità epatica. Attualmente, circa il 20% dei fegati viene scartato negli Stati Uniti: supponendo di poter salvare circa il 70% di questi organi, potenzialmente si potrebbe aumentare il numero di trapianti annui del 14%, ovvero circa 1.200 pazienti all’anno.