Oltre 6 milioni di dichiarazioni di volontà registrate
A Roma i 20 anni della Rete nazionale trapianti
di Emiliano Magistri
Ben 69 trapianti in più, tra gennaio e ottobre 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e oltre 6 milioni di dichiarazioni di volontà registrate. Sono solo alcuni dei numeri con cui, dal 6 all’8 novembre, si sono ritrovati a Roma gli Stati generali della trapiantologia italiana in occasione dei 20 anni della Rete nazionale trapianti.
Un anniversario estremamente importante soprattutto per il periodo in cui cade, con un aumento delle donazioni nel nostro Paese, nel periodo tra il 2014 e il 2018, pari al 24,4%. Ma non solo. Delle dichiarazioni di volontà registrate, ben 2 milioni risalgono agli ultimi 10 mesi.
La tre giorni romana, nell’Auditorium Anonianum, ha raccolto 500 operatori del Servizio sanitario nazionale, tra rappresentanti di Centro nazionale trapianti, coordinamenti regionali, centri trapianto di cellule staminali emopoietiche e, per la prima volta, di centri di procreazione medicalmente assistita.
Tanti i temi al centro della discussione, come la trasparenza del sistema logistico dei trasporti di organi, le strategie di incremento dei prelievi da donatore vivente, la sensibilizzazione e la comunicazione per famiglie, parenti e media sulle problematiche legate al trapianto di midollo osseo e alla donazione di gameti eterologhi. In più si è parlato anche dell’utilizzo di nuovi farmaci e della conoscenza di nuove metodologie di utilizzo dei donatori fino a poco tempo fa ritenute non adatte per il rischio concreto di trasmissione di malattie infettive o neoplastiche.
“Costruire nuove strategie per incentivare la donazione e rispondere alle esigenze di cura per quei pazienti affetti da insufficienza di organo terminale, è il nostro obiettivo principale – spiega il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo -. In questo settore stiamo vivendo una massiccia evoluzione delle procedure cliniche e degli assetti organizzativi”. E i dati dello stesso Cnt lo confermano.
Quello che si appresta a concludersi è stato un anno estremamente positivo per l’attività chirurgica italiana. A Padova è stato effettuato il primo trapianto di fegato al mondo su un paziente con metastasi epatiche, mentre al policlinico di Milano è stato conservato un polmone per oltre 30 ore, per poi trapiantarlo su un paziente malato di fibrosi cistica. A Roma, al San Camillo, per la prima volta è stato effettuato un trapianto di fegato su una paziente con metastasi epatiche da carcinoma mammario, mentre alle Molinette di Torino uno stesso paziente è stato oggetto di un trapianto di quattro organi. Infine, come non citare il primo trapianto al mondo di vertebre umane avvenuto a Bologna e il secondo trapianto di rene crossover, tra Italia e Spagna, coordinato dal centro trapianti di rene e pancreas dell’ospedale di Padova e dall’unità di trapianto renale della Fondazione Puigvert dell’università di Barcellona, effettuato trasportando gli organi su un volo di linea.