Focus 27 Aprile 2021

Pazienti con tumore del colon, le metastasi nel fegato dipendono da un batterio intestinale

Un batterio intestinale è responsabile della formazione di metastasi nel fegato nei pazienti che sono affetti da tumore del colon retto (CRC). È quanto emerso da una ricerca condotta dall’Istituto Humanitas di Rozzano e pubblicata su  Cancer Cell. Si chiama Escherichia coli C17 e la sua peculiarità sta nel riuscire ad attraversare la barriera vascolare intestinale (GVB), una struttura anatomica che controlla la diffusione batterica lungo l’asse intestino-fegato, a seconda del regolatore di virulenza VirF. In caso di alterazione della GVB, i batteri si diffondono nel fegato, stimolano la formazione di una nicchia premetastatica e favoriscono il reclutamento di cellule metastatiche.

Nelle coorti di addestramento e convalida di pazienti con tumore del colon retto,  i ricercatori hanno notato che i livelli aumentati di PV-1, un marker di GVB alterato, è associato alla diffusione di batteri del fegato e metastasi metacrona (che si formano cioè a oltre sei mesi di distanza dall’intervento all’intestino). Pertanto, PV-1 è un marker prognostico per recidiva a distanza di CRC e compromissione vascolare, che porta a metastasi epatiche.

Lo studio ha coinvolto 230 pazienti, seguiti negli anni successivi al loro primo intervento di rimozione del tumore. È stato riscontrato che il processo che genera lo sviluppo di metastasi, con il coinvolgimento del batterio, avviene solo se all’inizio della malattia è presente il marker PV-1: questa proteina, infatti, indica che la barriera vascolare è danneggiata ed è diventata attraversatile. Un risultato che, per il futuro, potrà dare modo a molti medici e ricercatori di individuare precocemente le persone più a rischio e indirizzarle fin da subito a terapie specifiche. Lo sviluppo delle metastasi avviene attraverso il sistema linfatico, motivo per cui proprio l’esame dei linfonodi è il primo passo da compiere subito dopo l’intervento di rimozione del tumore. Se il risultato è positivo alla presenza di cellule cancerogene, allora devono essere iniziate terapie più forti.

Tuttavia, spesso è capitato che i tumori potessero svilupparsi anche con risultato negativo, una casistica spiegata dal passaggio delle cellule tumorali attraverso i vasi sanguigni piuttosto che in quelli linfatici. Un qualcosa la cui attendibilità è stata confermata dallo studio condotto all’Humanitas.