Focus 19 Marzo 2021

Pisa, 25 anni di trapianti di fegato celebrati con 2500 interventi. Una storia di dono, ricerca e tecnologia

Una ricorrenza così importante non si sarebbe potuta celebrare in maniera migliore. Pisa festeggia delle “nozze d’argento” particolari: 25 anni di attività di trapianto di fegato. Un anniversario che coincide con 2500 interventi effettuati dal 1996, quando avvenne il primo, a oggi.

Una storia ricca di solidarietà, di generosità, ma anche di professionalità e progressi nella ricerca e nella tecnologia chirurgica. Il 1996 segna l’anno in cui questa maratona ha inizio: era il 3 gennaio. Come racconta in una nota ufficiale dell’AOU Pisana il direttore dell’Unità operativa di chirurgia epatica e del trapianto di fegato, il professor Paolo De Simone, “il resoconto di quella storica notte è nella memoria del professor Gianni Biancofiore, attuale direttore dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione trapianti. La paziente era una donna di 56 anni che ricevette un fegato prelevato a Firenze da un donatore di 47 anni. Il trapianto numero 2500 è stato eseguito invece il 25 febbraio scorso su un paziente di 66 anni, da donatore di 81. I dati illustrano già cosa è cambiato: riceventi e donatori sono più anziani di quelli di 25 anni fa. Oggi trattiamo pazienti più avanti con l’età esattamente come facciamo per gli organi da trapiantare. Mentre il donatore di 25 anni fa era un paziente vittima di trauma stradale, quello odierno è un individuo anziano ricoverato per patologia cerebrovascolare. In sintesi questi sono i più importanti cambiamenti epidemiologici”.

Il professor Paolo De Simone, direttore dell’Unità operativa di Chirurgia epatica e del trapianto di fegato dell’AOU Pisana

In 25 anni la Regione Toscana si è dotata di un sistema strutturato di reperimento dei donatori affidato ai coordinamenti locali e sotto il controllo dell’OTT (l’Organizzazione toscana trapianti) nata nel 2003. Esiste una coordinazione di tutte le aziende regionali toscane e un sistema ben definito di segnalazione della disponibilità di un donatore, di trasporto di équipe e di organi. “In AOU Pisana – prosegue De Simone – il programma trapianto di fegato è stato possibile grazie all’integrazione con le altre Unità operative e servizi aziendali. Oggi non esiste virtualmente attività che non abbia relazione con i trapianti di fegato e viceversa, dal laboratorio analisi, alle malattie infettive, all’epatologia, alla radiologia al centro trasfusionale e così via. Nel corso degli anni il panorama della trapiantologia epatica si è andato arricchendo con nuove opportunità in passato sconosciute: la prima è consistita nell’impiego di donatori cosiddetti subottimali o a criteri allargati. Si tratta di individui anziani e che rappresentano oggi la principale risorsa di donatori della nostra Regione e del nostro Paese. Il nostro centro è stato tra i primi a introdurre l’uso routinario di fegati anziani sin dal 2000 e abbiamo trapiantato con successo organi ultranovantenni arrivando sino a 97 anni. A tale riguardo il centro di Pisa ha prodotto numerose evidenze scientifiche cui si sono dedicati alcuni ricercatori del nostro gruppo come il dottor Davide Ghinolfi”.

Una più recente alternativa per sopperire alla carenza di organi è il ricorso ai donatori dopo morte con criteri cardiaci, i cosiddetti DCD (donors after cardiac death) e il cui utilizzo si sta diffondendo in Italia negli ultimi anni. Come sottolinea il professore, “il nostro centro ha introdotto tre anni fa questa alternativa alla classica donazione da cadavere a cuore battente, partecipando attivamente all’avanzamento delle tecniche e delle evidenze scientifiche internazionali. Questo tipo di donazione richiede uno sforzo organizzativo considerevole da parte delle strutture regionali di coordinamento, degli ospedali, dei coordinamenti locali alla donazione e dei centri trapianto. Recentemente abbiamo eseguito due di questi trapianti con organi provenienti da donatori che avevano deciso in vita di donare quando si fossero trovati in condizioni di danno encefalico irreversibile (donatori DCD controllati del 30 dicembre 2020 e del 1 marzo 2021)”.

Parallelamente si è assistito anche a un cambio nelle indicazioni al trapianto. Sono aumentati i pazienti affetti da tumore primitivo del fegato (l’epatocarcinoma) e si affacciano nuove indicazioni oncologiche, come i pazienti con metastasi epatiche di carcinoma colorettale, quelli con colangiocarcinoma o metastasi di tumori neuroendocrini. Indicazioni che “sono già state introdotte a Pisa e ci stiamo preparando a un incremento considerevole di queste indicazioni”. La pandemia, in tutto questo, non ha intaccato l’attività trapiantologica nel 2020. Il sistema sanitario regionale e le strutture aziendali hanno saputo reagire e la separazione dei percorsi ha consentito di proseguire queste attività: “Non nascondiamo che le difficoltà siano state numerose: la paura di contagio tra gli operatori, innanzitutto. Poi il controllo scrupoloso di tutti i pazienti che afferiscono alla nostra struttura – conclude -. Quindi la riconversione di tante modalità di assistenza in presenza in forma telefonica o telematica. L’insegnamento è che il coordinamento, l’integrazione e la comunicazione permettono di superare le difficoltà“.