Focus 09 Dicembre 2021

Quasi 300mila italiani non sanno di avere l’epatite C

Quasi 300mila italiani non sanno di avere l’epatite C. È quanto emerge dalle stime presentate in occasione del Congresso Nazionale della SIMIT (la Società italiana di malattie infettive e tropicali) a Milano, appuntamento nel corso del quale è stata ribadita l’importanza degli screening.

Pur essendovi oggi diverse cure per il trattamento del virus, il problema con cui ancora occorre fare i conti è quello relativo al “sommerso”, quel bacino di persone cioè che, complice anche l’assenza di sintomi della patologia, non sanno di essere positive. Il programma di screening nazionale va proprio in questa direzione, in particolare per cercare di individuare l’HCV nelle carceri o nei Serd in quella fascia d’età sopra ai 50 anni che, nel primo periodo dell’epidemia nel nostro Paese, si era già infettata. Oggi, grazie ai farmaci che si hanno a disposizione, l’epatite C è una forma dalla quale si può guarire entro poche settimane senza effetti collaterali. Che si sia trattato di droghe, tatuaggi o altri fattori di rischio, scoprire i soggetti positivi inconsapevoli rappresenta la sfida da vincere, per cercare di eradicare il virus rispettando i tempi indicati dall’OMS.

Grazie agli oltre 70 milioni di euro messi a disposizione dal Governo, l’Italia è l’unico Paese al mondo che abbia intrapreso un percorso di promozione dello screening anti HCV. Se gli italiani non sanno di avere l’epatite C è bene che l’input arrivi proprio dalle istituzioni.