Focus 19 Aprile 2020

Sì alla donazione per dire sì alla vita. Su Facebook la “Piazza virtuale” di Aido nella Giornata nazionale

di Emiliano Magistri

Informare i cittadini, lavorare insieme per diffondere sempre di più la cultura del dono e rivendicare lo straordinario lavoro del sistema trapiantologico italiano in un periodo caratterizzato dall’emergenza Covid-19.

Sono solo alcuni dei temi che rappresentanti di associazioni, istituzioni e sistema sanitario, hanno affrontato nel corso della diretta Facebook promossa da Aido, domenica 19 aprile, per celebrare la 23ª Giornata nazionale della donazione e del trapianto. Un appuntamento che, a differenza degli anni passati, non ha potuto vedere i volontari scendere nelle piazze italiane in virtù delle restrizioni vigenti, ma che non ha fermato la volontà di sensibilizzare alla donazione degli organi.

Il dottor Sergio Vesconi e il direttore Massimo Cardillo durante un momento della diretta Facebook

Moderato dal dottor Sergio Vesconi, coordinatore scientifico della Fondazione Trapianti Onlus, il dibattito a distanza ha visto intervenire per primo il direttore del Centro nazionale Trapianti, Massimo Cardillo che, dopo aver ringraziato Aido per “far sentire più vicina la rete trapiantologica in un momento come questo”, ha sottolineato come “mantenere la giornata nazionale significa lanciare un segnale forte di partecipazione agli italiani“.

Cardillo ha rivendicato il lavoro che chirurghi, medici e personale delle terapie intensive hanno effettuato e stanno effettuando in questa fase ancora estremamente delicata: “Da quando è scattata l’emergenza Covid-19 sono stati effettuati 372 trapianti, facendo registrare un calo dell’attività, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del solo 20%. Se consideriamo che in altri Paesi come la Spagna, ad esempio, la riduzione ha toccato l’80%, possiamo capire che straordinario impegno abbiano profuso i nostri professionisti”. Tutto questo cercando di ridurre quel 30% di cittadini che ancora dicono no alla donazione: “L’impegno degli operatori non basta se non c’è il consenso alla donazione”, afferma Cardillo concludendo il suo intervento a cui, poco dopo, ha fatto eco la presidente nazionale di Aido, Flavia Petrin.

La presidente nazionale di Aido, Flavia Petrin

Petrin ha spiegato infatti come informare i cittadini sia “il nostro obiettivo, per il quale da sempre collaboriamo con le istituzioni e l’iniziativa di oggi ne è l’esempio. Il messaggio che da 47 anni diffondiamo è quello della scelta consapevole in vita, perché solo in questo modo si toglie la responsabilità ai nostri parenti di dover prendere decisioni così importanti in momenti estremamente difficili”.

Aido, Comuni e Asl sono i tre canali attraverso i quali è possibile comunicare la propria disponibilità alla donazione, una dichiarazione che poi viene inviata direttamente al Sit (il Sistema informativo trapianti): “Se non diciamo quel  spezziamo una catena preziosissima. Dare il consenso alla donazione – conclude – significa poter aiutare gli altri anche in futuro: bambini, ragazzi, colleghi di lavoro, tutti possono conquistare una nuova vita grazie a noi. Per questo a tutti i cittadini dico “pensateci”, perché tutto quello che ognuno di noi fa è importante per tutti. E questo periodo di emergenza Coronavirus ne è la dimostrazione”.

Marco Minali, paziente trapiantato, racconta la sua testimonianza

La diretta Facebook è stata poi l’occasione anche per raccogliere non solo le testimonianze di medici, come il dottor Francesco Piccolo, coordinatore regionale trapianti della Lombardia, che ha portato il proprio racconto su come il Covid abbia rivoluzionato le attività ospedaliere, ma anche di pazienti come Matilde Riboldi, infermiera e trapiantata, che hanno spiegato come “donare gli organi significa concedere la vita a tante persone. Noi addetti ai lavori dobbiamo essere ancor più sensibili a diffondere questa cultura, soprattutto per far sì che i tempi di attesa per i tanti pazienti in lista per un organo siano sempre più brevi”.

Toccante la testimonianza di Marco Minali, anche lui trapiantato e membro della Nazionale italiana trapiantati d’organo: “Sono il risultato dello straordinario lavoro di chirurghi, anestesisti e infermieri italiani – spiega -, ma rappresento anche tutti coloro che grazie al consenso alla donazione possono raccontare la propria storia. Se 27 anni fa la famiglia del mio donatore non avesse detto sì, io non avrei ricevuto quel rene che oggi mi consente di essere qui a parlare con voi”.

Infine, ribadendo l’importanza degli appelli che si sono susseguiti in questo periodo sul restare a casa, Martha Esposito, infermiera del policlinico di Milano, di appello ne ha lanciato un altro: “Dicendo sì alla donazione, si possono salvare fino a 10 vite. Fate la vostra parte”.

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