Focus 19 Novembre 2021

Sindrome di Crigler-Najjar, la terapia genica è la strada più sicura

La terapia genica conferma la sua sicurezza ed efficacia per la cura della sindrome di Crigler-Najjar, una malattia rara ad oggi superabile solo con il trapianto di fegato.

I risultati preliminari, riferiti alle prime tre pazienti trattate con successo all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, sono stati presentati in occasione del Congresso della ESGCT, (la European Society of Gene & Cell Therapy), società scientifica che ha come mission quella di supportare il lavoro di ricerca degli scienziati nel campo delle terapie geniche e cellulari. La sperimentazione si è rivelata sicura ed è stato individuato il livello di dosaggio che ne garantisce l’efficacia. A soli dieci giorni dall’inizio della terapia, le pazienti curate a Bergamo hanno mostrato una decisa riduzione del livello di bilirubina nel sangue. Entro un mese il livello di bilirubina si assesta ad un livello pressoché normale, non più tossico e quindi non più pericoloso per il cervello.

Il 18 novembre 2020 i medici della Pediatria del Papa Giovanni XXIII hanno iniettato un virus innocuo a una paziente 29enne di Varese, svuotato del suo corredo genetico e sostituito con il gene da correggere. Il virus, chiamato in gergo tecnico “adeno-associato”, entra nelle cellule epatiche, raggiunge il nucleo e libera il piccolo frammento genetico che va a posizionarsi accanto al DNA della paziente, senza modificarlo. Da questo momento il ‘gene terapeutico’ inizia a produrre la proteina che i cromosomi originari non erano in grado di sintetizzare, a causa della mutazione che determina la malattia.  

La sindrome di Crigler-Najjar è una malattia ultra-rara. Secondo le stime, colpisce in Italia 50-60 persone. Per un difetto genetico, il fegato è incapace di trasformare la bilirubina, il pigmento responsabile del colore giallastro della pelle, in una forma idrosolubile e quindi eliminabile dal corpo. La conseguenza è che la bilirubina si accumula nel sangue e nei tessuti e, se non si adottano misure specifiche per ridurne i livelli, si deposita nel sistema nervoso centrale causando danni cerebrali irreversibili. È come se l’ittero fisiologico dei neonati persistesse per tutta la vita anziché risolversi rapidamente. L’unica procedura attualmente in grado di correggere definitivamente il difetto rimane solo il trapianto di fegato.  

Per chi è affetto dalla sindrome di Crigler-Najjar, la sola strategia per tenere sotto controllo i livelli di bilirubina è dormire tutta la notte sotto lampade a raggi ultravioletti (fototerapia), nelle forme più gravi anche fino a 10 o 12 ore ogni notte. Una pratica che impatta pesantemente sulla qualità della vita di chi è affetto da questa malattia.

Le prime pazienti trattate con successo in questa sperimentazione, non sono più costrette a sottoporsi di notte alla fototerapia notturna. Quattro mesi dopo la terapia, per la 29enne curata al Papa Giovanni, è iniziata una nuova vita senza ‘luce blu’. Nei mesi successivi sempre all’Ospedale di Bergamo sono state trattate con successo altre due pazienti, due ragazze di 22 anni e di 30 anni, rispettivamente a marzo e a giugno 2021. I protagonisti di questo risultato internazionale sono in gran parte italiani. La sperimentazione, che vede l’ospedale di Bergamo come uno dei centri investigativi, è stata realizzata nell’ambito del progetto internazionale di ricerca denominato “CureCN”, condotto da Généthon (Organizzazione fondata da AFM-Telethon, associazione di pazienti che organizza il Théléthon francese) e finanziato dalla Comunità Europea all’interno del programma “Horizon 2020”. Oltre al Papa Giovanni di Bergamo, centro che ha arruolato il maggior numero di pazienti, fa parte del progetto di ricerca anche TIGEM Pozzuoli (Organizzazione non-profit fondata dal Telethon italiano) e, come centri di ricerca, gli ospedali universitari di Amsterdam AMC e Parigi Antoine Béclère.