Steatosi epatica non alcolica, l’importanza degli screening del fegato
Gli screening del fegato sono strategici per contenere gli effetti della steatosi epatica non alcolica. Lo conferma uno studio pubblicato recentemente sul New England Journal of Medicine nel quale si ribadisce come questa malattia continui a essere una delle principali cause di morte nei pazienti obesi o con diabete.
Il consumo di alcol è solo uno dei fattori che contribuiscono al danno epatico. Circa un quarto degli adulti, in tutto il mondo, convive con quella che in maniera più diffusa viene chiamata “malattia del fegato grasso” e che va al di là del tipo di bevande che si assumono. I lipidi sono associati a condizioni di obesità o diabete e possono, con il tempo, provocare fibrosi, cirrosi e, conseguentemente, danni non più recuperabili. Un qualcosa che come unica opzione ha il trapianto. Nello studio i ricercatori hanno coinvolto oltre 1700 pazientiper una media di quattro anni, ricostruendo i tassi di mortalità associabili alla steatosi. I risultati hanno confermato che i soggetti con stadio avanzato di fibrosi morivano prima degli altri. Ecco perché si evince che la malattia del fegato grasso possa essere una causa di decesso maggiore nelle persone con queste comorbidità.
Negli USA sono circa 2 milioni i casi di fegato grasso e oltre un milione i soggetti con steatoepatite non alcolica (la NASH, la forma più grave della malattia) e fibrosi allo stadio 3 e 4. Circa 40mila sono i decessi annui per danno epatico. Non essendoci terapie approvate dalla FDA (la Food and Drug Administration, l’equivalente della nostra AIFA) e risultando difficile da diagnosi di queste forme, è importantefar sì che gli screening del fegato diventino una procedura di routine.