Focus 09 Giugno 2021

Trapianti di fegato, l’attività si conferma stabile nonostante il Covid. Aumenta la tecnica split-liver

Un calo fisiologico di tutte le attività legate alla donazione e al trapianto di organi. Dopo le prime stime presentate lo scorso gennaio, è questo ciò che emerge dal Report relativo al 2020 pubblicato in questi giorni dal CNT. Gli effetti del Covid si sono fatti sentire sulle strutture ospedaliere che, dal febbraio dello scorso anno, sono state costrette a rivedere i propri assetti organizzativi: la conseguenza è un balzo indietro che riporta l’Italia ai numeri di quattro anni fa.

Per quanto riguarda i trapianti di fegato, negli ultimi anni l’attività si è mantenuta stabile, con oltre 1.200 interventi annui: dopo il record del 2017 (1.295 interventi complessivi) e l’ottimo risultato del 2019 (1.277), il 2020 ha fatto registrare una flessione minima rispetto (1.182) nonostante la pandemia. A supportare tale evidenza, un tempo medio di attesa al trapianto stabile rispetto al 2019: tuttavia, bisogna considerare che il dato fornito è complessivo e non tiene conto del tipo di programma, che può invece influenzarlo notevolmente. I centri lombardi, fortemente colpiti dalla pandemia, hanno chiuso il 2020 con una riduzione minima rispetto all’anno precedente (-14%). L’attività di trapianto della macroarea Nord, dove si trova il 60% del totale dei centri, ha fatto registrare una riduzione inferiore al 5%: in particolare, l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino ha chiuso con un bilancio positivo (+8,2%), risultando il centro con il maggior numero di trapianti di fegato eseguiti (158). Si confermano centri ad alto volume l’AOU di Pisa (142) e il Niguarda di Milano (114), la cui flessione rispetto al 2019 è minima. Nell’ambito del Programma Nazionale Pediatrico, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma è quello con il maggior numero di trapianti da donatore deceduto (27), seguono Bergamo (22), Palermo ISMETT (8), Padova (5), Torino (6), Bologna (1) e Genova (1).

Lo scorso anno è stata registrata un’importante ripresa degli interventi eseguiti con lo split-liver, una tecnica chirurgica che, suddividendo il fegato in due porzioni, consente di raddoppiare la capacità trapiantologica dell’organo. Si è tornati, quindi, a toccare nuovamente quota 90 interventi annui, in linea con i dati del 2016 e del 2017, quando era stata introdotta una policy mandatoria per l’applicazione di questa tecnica su tutti i donatori di età uguale o inferiore ai 50 anni e a rischio standard. Anche il buon risultato raggiunto nel 2020 riflette la modifica di alcune regole allocative, introdotte a inizio anno, con l’obiettivo di implementare l’attività e invertire il trend registrato nel biennio 2018- 2019. Dalle 90 procedure di split-Liver, sono stati eseguiti 44 trapianti su ricevente adulto e 46 su ricevente pediatrico.

Stabile anche l’attività di trapianto di fegato da donatore vivente, continuando a rappresentare una quota importante del totale, soprattutto in ambito pediatrico. Sono stati eseguiti 20 interventi su scala nazionale, 15 dei quali pediatrici (75%) e 5 adulti (25%). I centri con il maggior volume di attività, dal 2011 al 2020, sono stati l’ISMETT di Palermo (66 interventi complessivi) e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (65). Rispetto al 2020, la struttura siciliana (12) ha fatto registrare il maggior numero di trapianti – 2 dei quali adulti – seguito dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (3) e dalle Aziende Ospedaliere di Padova (2), Modena (2) e Bologna (1). In particolare, l’attività dei centri dell’Emilia Romagna ha riguardato esclusivamente gli adulti.

Nel Report del CNT emerge anche l’importante lavoro effettuato dalla Rete per assicurare gli interventi salvavita, come ad esempio l’utilizzo dei donatori positivi al Covid grazie a un protocollo operativo per la qualità e sicurezza della procedura. Tuttavia, il report certifica come la pandemia non abbia modificato i punti di debolezza del nostro  sistema: la fotografia del 2020 restituisce nuovamente un quadro dalle marcate disomogeneità territoriali, a partire dalle segnalazioni dei potenziali donatori nei reparti di terapia intensiva e rianimazione. Non si ferma poi la crescita del tasso di opposizione alla donazione, soprattutto in relazione alla volontà rilasciata dai cittadini al Comune in occasione del rilascio o rinnovo della carta d’identità.