Focus 25 Gennaio 2022

Trapianto di fegato da donatore vivente: Modena porta l’Emilia Romagna ai vertici

Un trapianto di fegato da un donatore positivo al Covid a un paziente guarito dal virus e con tre dosi già ricevute di vaccino. Si è chiuso con questo intervento un 2021 più che positivo, per l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, nonostante le difficoltà generate dalla pandemia. Un anno in cui a spiccare è stata l’intera attività chirurgica regionale con un bilancio, presentato in conferenza stampa nei giorni scorsi, di 493 interventi, ben 101 in più rispetto al 2020. Tuttavia, c’è un programma per il quale l’AOU rappresenta un’eccellenza e un vero e proprio motore trainante del sistema sanitario emiliano ai vertici d’Europa: il trapianto di fegato da donatore vivente. Ma andiamo per ordine.

Quella effettuata proprio alla fine dell’anno (era infatti il 31 dicembre) è la prima operazione di questo tipo in Italia. La disponibilità dell’organo era arrivata dalla Toscana da parte di un donatore, positivo al Covid, asintomatico e a cuore fermoIl fegato è stato trapiantato poi su un paziente, già trattato altre volte, affetto da tumore epatico e guarito dal virus che aveva ricevuto tre dosi di vaccino. L’intervento è riuscito e l’uomo è tornato a casa.

La conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi in Regione

Il programma di trapianto di fegato da donatore vivente a Modena è attivo dal luglio del 2020, una data particolarmente significativa vista la pandemia in atto che non ha impedito all’Emilia Romagna di portare avanti progetti innovativi. Dopo i primi due interventi di questo tipo avvenuti nello stesso anno, ne sono stati effettuati altri 7 nel 2021. In base a un recente sondaggio internazionale, in Europa il numero di trapianti di fegato da donatore vivente oscilla tra lo 0.01 e l’1 per milione di abitanti: un tasso notevolmente inferiore rispetto a quello di Paesi come Giappone, Corea del Sud e Cina, che raggiungono i 5 casi per milione di abitanti. Si tratta comunque di una procedura ben consolidata a livello internazionale, sicura sia per i riceventi che per i donatori.

Quella di Modena, seppur giovane, è una realtà che punta a incrementare ulteriormente il proprio volume d’attività, anche alla luce dei risultati internazionali che dimostrano una migliore risposta oncologica per i pazienti sottoposti a trapianto di fegato da donatore vivente. Inoltre, a migliorare le opportunità di cura, si è aggiunta nel 2021 l’approvazione del protocollo LIVERMORE (Living donor liver transplant Modena for colorectal metastasis), ovvero il trapianto di fegato da donatore vivente nei pazienti affetti da metastasi epatiche da adenocarcinoma del colon. Si tratta di un programma unico in Europa, che si aggiunge agli altri tre a livello internazionale (Canada, Stati Uniti e Corea del Sud). Il trapianto di fegato per metastasi epatiche è una delle principali innovazioni degli ultimi anni nel campo della cosiddetta “transplant oncology”, che si va a inserire nella cura multidisciplinare del paziente con adenocarcinoma del colon, dando un’opportunità di cura in più a queste persone.

Infine, sempre nel 2021 il reparto di Chirurgia oncologica, epato-bilio-pancreatica e dei Trapianti di fegato dell’AOU di Modena è stato valutato positivamente in base alla normativa internazionale ISO 9001:2015, ottenendo la certificazione di qualitàper la gestione del paziente candidato a trapianto di fegato, standard e da donatore vivente, insieme alla certificazione delle competenze del team multidisciplinare (chirurgico, radiologico, epatologico e oncologico) per la gestione delle patologie epatiche.

Nella foto in alto: l’equipe del reparto di Chirurgia Epato-Bilio-Pancreatica e Trapianto di fegato dell’AOU di Modena diretta dal professor Fabrizio Di Benedetto