Focus 04 Febbraio 2021

Tumore al fegato in stato avanzato, l’immunoterapia continua a fornire i risultati più incoraggianti

È l’immunoterapia a garantire i risultati migliori per contrastare il tumore del fegato in stato avanzato e non operabile. Più precisamente, è la combinazione tra atezolizumab e bevacizumab che ha dimostrato di aumentare la percentuale di sopravvivenza globale riducendo i decessi del 34%. Un percorso clinico che, recentemente, ha ottenuto l’ok anche dell’Europa.

Sono i risultati dello studio di fase 3 IMbrave150 presentati in occasione del Gastrointestinal Cancers Symposium 2021, l’evento organizzato dall’ASCO (l’American society of Clinica Oncology). L’indagine, multicentrica e randomizzata, ha coinvolto 501 pazienti con epatocarcinoma non resecatile, di cui 336 con terapia a base di atezolizumab e bevacizumab e 165 con sorafenib. La sopravvivenza a 18 mesi è stata del 52% nel primo gruppo e del 40% nel secondo, con il tasso di risposta obiettiva in linea con le analisi precedenti, così come il livello di sicurezza della terapia. IMbrave150 ha mostrato risultati incoraggianti con 12 mesi di follow-up aggiuntivo, con la combinazione di farmaci confermata come terapia standard per questa forma tumorale.

Infatti oltre all’effetto inibitorio sulla formazione di nuovi vasi sanguigni, bevacizumab offre la possibilità di migliorare la capacità immunitaria anti-cancro, riuscendo a rallentare il processo di immunosoppressione correlato al VEGF (il fattore di crescita endoteliale vascolare): un fattore che favorisce l’infiltrazione delle cellule T nel cancro e consente l’attivazione delle stesse cellule contro gli antigeni tumorali. L’epatocarcinoma, oltre a essere la più comune, rappresenta una delle forme più aggressive e una delle principali morti nel mondo per cancro. Solo nel nostro Paese, nel corso del 2020, sono state circa 13mila le nuove diagnosi, con quasi 8mila decessi. La percentuale maggiore di casi riguarda persone già affette da cirrosi o epatite cronica, nonché soggetti che fanno un consumo eccessivo di alcol. La prognosi è generalmente infausta, con un tasso di sopravvivenza inferiore al 50% quando si tratta della forma avanzata.