Tumori e danni al fegato, ecco cosa provocano i PFAS
Possono generare malattie, tumori e altri danni al fegato. Stiamo parlando dei PFAS. Si tratta di composti che, a partire dagli anni ’50, sono stati utilizzati in tutto il mondo per rendere resistenti ai grassi e all’acqua i tessuti, la carta o i rivestimenti dei contenitori per alimenti.
Le loro proprietà hanno pesanti ripercussioni sull’ambiente, in quanto tendono a persistere nel tempotanto da venire riscontrati in ecosistemi e organismi viventi. Nonché nell’acqua. Dopo numerosi casi nel nostro Paese, in particolare tra Veneto e Lombardia, è dei giorni scorsi la notizia secondo cui l’EPA (l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di fissare dei limiti per la concentrazione dei PFAS nell’acqua potabile. Considerati “sostanze chimiche per sempre”, questi composti generano problemi gravi alla salute come tumori, malattie del fegato, patologie renali e cardiache o, ancora, immunodeficienza.
Potrebbe essere un passo importante per gli USA, seppur destinato a un iter piuttosto lungo, in quanto ad oggi non ci sono limiti per la loro presenza nell’acqua e gli Stati riconoscono meno di 10 tipologie come composti PFAS, quando invece la quantità e la varietà sono decisamente maggiori. Ammontano a oltre 9mila, infatti, le sostanze in questione che sono altamente tossiche sia per l’uomo che per gli animali, senza dimenticare l’ambiente circostante. Ad oggi, numeri dell’EWG (l’Environmental Working Group, un gruppo di attivisti americani specializzato in ricerca delle sostanze chimiche tossiche, degli inquinanti dell’acqua potabile e della responsabilità aziendale) indicano che le forniture di acqua potabile per oltre 100 milioni di persone sono contaminate da PFAS o sostanze simili, e si stima che siano presenti nel 97% del sangue degli americani.