Un inibitore di proteine per trattare il tumore del fegato
Un inibitore di proteine potrebbe rappresentare una soluzione efficace per trattare il tumore del fegato. È quello che emergerebbe da uno studio del VCU (Virginia Commonwealth University) Massey Cancer Centre e pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Hepatology.
Nel corso di questa ricerca gli scienziati hanno stabilito il razionale per l’uso di una classe di farmaci noti come inibitori di MDA-9, dimostrando il loro potenziale come opzione terapeutica per l’epatocarcinoma (HCC). Un risultato che inevitabilmente potrebbe aprire la strada a studi futuri su nuovi farmaci antitumorali. Il gene-9 associato alla differenziazione del melanoma (MDA-9) è una proteina che guida il tumore, sovraespressa in molti tumori invasivi e che promuove una rapida crescita cellulare e una malattia avanzata.
Precedenti ricerche del VCU hanno indicato che MDA-9 stimola la generazione di nuovi vasi sanguigni e fornisce un ambiente favorevole alla sopravvivenza, alla crescita e alla diffusione delle cellule tumorali. Tuttavia, il suo ruolo nell’epatocarcinoma, la forma più comune di cancro al fegato, è rimasto relativamente sconosciuto. I ricercatori hanno così cercato di capire meglio la funzione di questa proteina in tale ambito.
Il carcinoma epatocellulare è caratterizzato da un’infiammazione cronica delle cellule del fegato, spesso provocata da una serie di fattori di rischio. Lo studio ha determinato che MDA-9 non contribuisce direttamente alla crescita del tumore, ma attiva invece un tipo di cellule specializzate chiamate macrofagi che avviano una sequenza di reazioni cellulari che portano all’infiammazione. MDA-9 svolge, quindi, un ruolo importante nella rapida progressione del cancro e stabilisce il razionale per cui l’inibizione della MDA-9, da sola o in combinazione con altri terapici, potrebbe essere un approccio efficace per trattare il tumore del fegato.