Un trapianto di fegato impiantato su un rene salva una bimba ucraina
Le è stata letteralmente salvata la vita grazie a un trapianto di fegato impiantato su un rene. È la bella storia a lieto fine che arriva dall’ospedale Molinette di Torino. Protagonista è una bambina ucraina di 11 anni affetta da una rara malformazione delle vie biliari.
L’intervento è stato effettuato collegando la vena porta del nuovo organo alla vena renale sinistra della piccola paziente. Già trattata nel suo Paese con due operazioni che non avevano risolto il problema, nel corso dell’ultimo anno più volte la bambina è stata ricoverata in Ucraina per infezioni ricorrenti da cui era scaturito un progressivo scompenso funzionale epatico. Lo scoppio del conflitto ha portato la Regione Piemonte a partecipare a una missione medico-umanitaria nell’ambito delle iniziative europee di protezione civile, inviando un gruppo di esperti: lo scopo della missione consisteva, di concerto con il governo ucraino, nell’individuare quei pazienti, soprattutto pediatrici, che potessero beneficiare di un trattamento specialistico curativo in Centri medici dell’Unione Europea. Da qui si è concretizzata la speranza per la protagonista di questa storia.
La bambina è stata portata in Italia e inserita in lista d’attesa per trapianto lo scorso giugno. Dopo due mesi di attesa, il consenso alla donazione espresso dalla famiglia di una sedicenne deceduta a Cesena per trauma cranico ha reso disponibile il fegato per l’intervento. Nello specifico, il fegato della donatrice è stato diviso in due parti secondo la tecnica “Split”: la parte più piccola, la sinistra, è stata impiantata in un lattante all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, mentre la parte più grande, la destra, è stata trasportata a Torino.
L’intervento è durato 12 ore e si è trattato di un trapianto di fegato impiantato su un rene: un’operazione decisamente complessa sotto il profilo tecnico. La vena porta della bambina ucraina, infatti, si era atrofizzata a causa della malattia epatica e della pregressa derivazione venosa spleno-renale. A quel punto per poter garantire un sufficiente flusso di sangue al nuovo organo durante il trapianto si è dovuto ricorrere alla tecnica detta di “trasposizione reno-portale”, che prevede un collegamento diretto tra la vena porta dell’organo donato e la vena renale sinistra della ricevente. Oggi la bambina è sveglia, grazie ad una buona ripresa funzionale del fegato trapiantato e ha già potuto riabbracciare i genitori nella Terapia Semintensiva del Centro Trapianto Fegato delle Molinette di Torino, in cui tuttora è degente.