Focus 08 Aprile 2022

Una piattaforma virtuale per trattare il tumore del fegato

Da oggi c’è una piattaforma virtuale per trattare il tumore del fegato. È lo strumento messo a disposizione del CORM (il Centro oncologico e ricerca delle Marche) per gli specialisti delle varie equipe, che potranno così confrontarsi anche a distanza sulle migliori procedure per la cura dell’epatocarcinoma.

Nonostante le terapie per questa neoplasia siano in costante evoluzione, la gestione delle persone che ne sono colpite da parte di team multidisciplinari rappresenta la metodologia più efficace per abbattere il tasso di mortalità. Ogni caso è diverso dall’altro e può richiedere tipologie di intervento molteplici. Proprio il confronto tra epatologi, chirurghi, radiologi e oncologi è alla base della macchina organizzativa degli Ospedali Riuniti di Ancona e da oggi sarà implementato dal sistema di telemedicina offerto dal CORM. Ogni anno nella struttura marchigiana vengono assistiti circa 300 pazienti con lesioni epatiche che, per oltre la metà, sono correlate alla presenza di epatocarcinoma. Circa il 30% viene da altre zone del Paese e per ciascuno l’incognita è rappresentata dalla valutazione a distanza, nei casi in cui è possibile, al fine di evitare spostamenti non solo costosi, ma anche faticosi fisicamente. Anche su questo la piattaforma potrà avere un ruolo rivoluzionario, nel “fare rete” tra diverse specialità a vantaggio dei pazienti.

Tra i PDTA (i Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali) attivi nella regione, si è aggiunto anche quello sull’epatocarcinoma: uno strumento prezioso per offrire un contributo a questo tipo di neoplasia e proporre conoscenze avanzate per altre patologie. Senza dimenticare la prevenzione. Oltre a una piattaforma virtuale per trattare il tumore del fegato, agiresulla diagnosi precoce è il primo passo per evitare che le infiammazioni epatiche possano degenerare in cirrosi o, appunto, neoplasie. Ecco perché, proprio in base al PDTA marchigiano, lo screening che consiste in una semplice ecografia è il procedimento più efficace in tal senso. Grazie alla prevenzione, alla diagnosi precoce e al confronto multidisciplinare, nel nostro Paese è possibile contrastare adeguatamente l’epatocarcinoma che ogni anno colpisce 13mila personee alle quali lascia ancora un basso tasso di sopravvivenza.