Focus 10 Maggio 2022

Un’ecografia addominale per valutare la malattia epatica

Basta un’ecografia addominale per valutare la malattia epatica, un esame non invasivo che consente di stabilire qual è il grado della cosiddetta “stiffness”, la durezza del fegato.

Con l’espressione epatopatia cronica si intende quell’insieme di forme infiammatorie croniche del fegato che, con il tempo, possono portare a un’alterazione dell’organo e a una compromissione delle sue funzionalità. Dall’infezione virale alle malattie autoimmuni, passando per abuso di alcolsovrappeso e ipertensione, sono diverse le cause che possono generare questa condizione. In genere si inizia con una sofferenza cronica che, se trascurata, si trasforma in fibrosi, quello che succede quando il fegato cerca di riparare e sostituire le cellule danneggiate con tessuto cicatriziale.

Questa condizione si distingue in quattro gradi differenti:

  • Lieve (grado 1): la fibrosi è limitata alla zona della vena porta;
  • Moderato (grado 2): la fibrosi comincia ad estendersi creando dei noduli cicatriziali;
  • Medio (grado 3): la fibrosi arriva fino al centro dell’organo;
  • Severo (grado 4): il fegato è permanentemente danneggiato e il tessuto cicatriziale ne impedisce il corretto funzionamento. A questo grado si parla di cirrosi epatica.

Mentre fino a qualche anno fa le procedure per individuare la fibrosi risultavano piuttosto invadenti, oggi basta un’ecografia addominale per valutare la malattia epatica: si tratta di un esame a base di ultrasuoni che è facilmente eseguibile in ambulatorio. Tra questi il più diffuso è il Fibroscan che ha preso il posto della biopsia epatica e che permette di capire se si è in presenza di cirrosi epatica o meno. Un altro è quello dell’elastografia shear-wave: è una tecnologia di ultima generazione che valuta la diversa diffusione degli ultrasuoni in base alle resistenze che incontrano, così da capire se l’elasticità del fegato è correlata al grado di fibrosi.