Focus 21 Giugno 2021

Vaccino anti-Covid, nei pazienti trapiantati potrebbe essere necessario variare il dosaggio

I pazienti che si sono sottoposti a trapianto d’organo potrebbero dover variare il dosaggio del vaccino contro il Covid-19. È quanto emerge da una ricerca condotta alla Johns Hopkins University of Medicine di Baltimora, negli Stati Uniti, e pubblicata su Annals of Internal Medicine.

La necessità di modificare la somministrazione sarebbe finalizzata a ottenere una migliore risposta anticorpale. Lo studio ha analizzato le reazioni in 30 riceventi: 25 di loro avevano un’immunosoppressione di mantenimento che includeva tacrolimus o ciclosporina più micofenolato. Inoltre, sono stati utilizzati corticosteroidi per 24 pazienti, sirolimus per uno e belatacept per un altro ancora. Il tempo mediano tra il trapianto e la vaccinazione iniziale era di 4,5 anni e, durante la vaccinazione iniziale, il 57% dei 30 pazienti ha ricevuto due dosi del vaccino Pfizer/BioNTech e il 43% ha ricevuto 2 dosi del vaccino Moderna. I ricercatori hanno testato i pazienti per gli anticorpi contro la proteina spike, per una media di 9 giorni, prima di ricevere la terza dose di vaccino: in 24 avevano titoli anticorpali negativi e 6, invece, bassi positivi. La terza dose è stata somministrata circa 67 giorni dopo la seconda della serie di vaccinazione iniziale: 15 pazienti hanno ricevuto il vaccino Johnson & Johnson/Janssen, 9 Moderna e 6 Pfizer/BioNTech.

Il test anticorpale è stato ripetuto dopo 14 giorni dalla terza dose e dei sei pazienti con titolo anticorpale basso e positivo prima della nuova somministrazione, tutti hanno fatto registrare titoli alti positivi dopo la terza dose. Diverso il discorso per i 24 con titolo negativo, di cui solo sei hanno riportato un titolo elevato dopo la terza somministrazione: due avevano titolo poco positivo e 16 sono rimasti negativi. Una settimana dopo la terza dose, 23 pazienti hanno compilato un questionario per fornire informazioni su eventuali reazioni al vaccino: in 15 hanno segnalato reazioni lievi o moderate, uno solo ha riportato un forte dolore al braccio. L’affaticamento lieve o moderato è stata la reazione giù frequente, mentre nessuno ha lamentato febbre o c0mplicazioni neurologiche.

Quello condotto alla Johns Hopkins University è il primo studio di questo tipo e riporta risultati incoraggianti visto che i titoli anticorpali sono aumentati dopo la terza dose in un terzo dei pazienti che avevano titoli negativi e in tutti coloro che avevano titoli bassi positivi. Inoltre, le reazioni ai vaccini sembrano accettabili, visti i benefici che questi vaccini possono conferire. Le risposte anticorpali, tuttavia, sembrano variare e i potenziali rischi, come il rigetto d’organo, dovrebbero essere valutati su base individuale. Saranno quindi necessari studi clinici per determinare se le dosi di richiamo contro il Covid-19 nei pazienti trapiantati possano essere incorporate nella pratica clinica come per l’epatite B e la vaccinazione antinfluenzale.