Le uova
Considerate per lungo tempo – a torto – “nemiche” del fegato, le uova rappresentano un alimento completo sia dal punto di vista dell’apporto proteico – nell’ordine del 12% in rapporto al loro peso effettivo – sia per quel che concerne altri elementi importanti al buon funzionamento dell’organismo. Tra essi dobbiamo ricordare la vitamina D – vitamina che il nostro corpo sintetizza per circa l’80% attraverso la pelle con una regolare esposizione alla luce del sole – presente anche nel pesce (trota, sgombro, salmone, sogliola, tonno, sardine), nel latte, nel burro, nella carne di tacchino e nelle verdure a foglia verde. Vanno pertanto sfatate le credenze popolari secondo le quali mangiare uova equivalga ad aggravare lo stato di salute del fegato. Sulla base delle conoscenze attuali, infatti, è possibile riconoscere come un adeguato apporto proteico risulti ‘vantaggioso’ pure nel paziente epatopatico. Il miglior consiglio è moderare le quantità e scegliere con cura il metodo di cottura, così da renderle appetibili e piacevoli al gusto.
I funghi
Il riferimento ai funghi ‘nasce’ spontaneo in relazione al fatto che in natura esistono diverse specie realmente dannose o tossiche, se non addirittura mortali, per l’uomo. Qui però il rischio origina allorquando chi ‘va a funghi’ non li sottopone a scrupolosa verifica micologica disponibile presso l’ASL o il comune e pertanto raccoglie in circostanze avulse dal necessario controllo. Più in generale è invece da cancellare il convincimento che mangiare funghi possa in qualche misura provocare danni al fegato. Accertata la provenienza e determinata l’idoneità del ‘frutto’ sotto il profilo igienico-sanitario, non esistono altri rischi da considerare. La moderazione è comunque una buona regola da rispettare.
Il caffè
Sul caffè negli ultimi anni si è detto tutto e il contrario di tutto. Quando consumato in quantità eccessive il caffè viene associato all’aumento del rischio di molte patologie, ad iniziare dalle problematiche dell’apparato cardiovascolare, alla gastrite, al tumore del pancreas, alle malattie degenerative del Sistema Nervoso Centrale – si veda ad esempio il Morbo di Parkinson –. In realtà non vi sono evidenze scientifiche tali che consentono di affermare che il caffè vada bandito in maniera perentoria, assoluta. Gli studi – recenti – promossi allo scopo di comprendere le possibili ‘interazioni’ tra caffè e patologie epatiche propendono nel dimostrare il contrario: la bevanda più amata nel mondo sembra avere un effetto epatoprotettore, specie in situazioni di cirrosi e tumori del fegato. Rimane ugualmente valida l’indicazione del consumo non eccessivo.