Stress

Lo stress non fa bene al fegato

Quando la condizione di forte tensione emotiva e fisica si prolunga nel tempo e assume connotazioni del tutto differenti dalla ‘normale’ reazione del corpo a situazioni, pensieri, atteggiamenti che richiedono risposta immediata, a risentirne è tutto l’organismo. Un’eccessiva concentrazioni di ormoni dello stress – tra cui il cortisolo – può avere gravi effetti anche a livello del fegato, provocando l’alterazione di determinate cellule – chiamate linfociti citolitici – il cui meccanismo d’azione – dannoso – porta alla distruzione degli epatociti (le cellule epatiche) riverberandosi sulla funzionalità dell’organo e inducendo la riacutizzazione di alcune patologie.

Il Cortisolo

Il cortisolo – conosciuto meglio come l’ormone dello stress – viene prodotto dalle ghiandole surrenali (ghiandole che si trovano al vertice dei nostri reni). Molte delle nostre cellule posseggono dei recettori dedicati al cortisolo (i recettori non sono altro che microscopiche strutture in grado di reagire a sollecitazioni specifiche) e pertanto ‘rispondono’ al messaggio ormonale inviato. Il cortisolo interviene in numerosi processi metabolici: dal controllo degli zuccheri nel sangue al mantenimento dell’equilibrio idrosalino. Fino ad avere un ruolo non secondario nel normale sviluppo del feto in gravidanza. Cosa succede se il cortisolo aumenta troppo e va ‘fuori controllo’? Tra le conseguenze dirette, l’incremento del glucosio con relativo innalzamento del rischio per il diabete di tipo 2. Inoltre, troppo cortisolo può comportare crescita ponderale (ossia si ingrassa). Così come l’azione positiva sul sistema immunitario tende a capovolgersi. Il cortisolo in eccesso è direttamente correlato al restringimento dei vasi sanguigni e all’ipertensione. Responsabile, quest’ultima, di danni alle arterie e dell’accrescimento delle placche aterosclerotiche (da qui la cardiopatia ischemica, ‘preludio’ dell’infarto miocardico). Stress e cortisolo alto si collegano infine all’insonnia, alla stanchezza cronica, ai disturbi della funzionalità tiroidea nonché a demenza e depressione.

Stress psicologico e malattie del fegato – uno studio del 2005

Nel 2005 sulla rivista “Gastroenterology” venne pubblicata una meta-analisi (tecnica statistica capace di combinare i dati raccolti da più studi condotti sullo stesso argomento) che metteva in relazione il disagio psicologico con la mortalità da malattie epatiche.

i dati raccolti suggerivano ai ricercatori del Centre for Clinical Brain Sciences dell’Università di Edimburgo (Scozia) che ansia e depressione potevano essere associati allo sviluppo di gravi problemi al fegato.

L’obiettivo dell’analisi era dimostrare se lo stress psicologico avesse o meno valore predittivo nell’insorgenza delle malattie. Allo scopo di rendere più efficace l’indagine, i ricercatori si concentrarono su un ‘panel’ composto da oltre 166mila persone. Oltre a misurare – mediante indicatori appositi – il livello di stress psicologico dei componenti il gruppo, lo studio considerò pure le informazioni relative a stile di vita (alcol, fumo), status sociale, indice di massa corporea, presenza di diabete mellito. Aggiungendo inoltre fattori quali l’abitudne all’attività fisica, l’uso di farmaci contro l’ipertensione. Un primo importante risultato fu raggiunto grazie all’esame del livello di mortalità in rapporto allo scenario nazionale. Nel periodo di osservazione (follow up medio a 9 anni e mezzo) le morti assommavano a oltre 17mila; 457 delle quali per malattie del fegato. “Siamo stati in grado di attribuire – citiamo testualmente dal report di quell’anno – il 40% dei decessi a una possibile NAFLD (Steatosi epatica non alcolica) e il 38% alla Epatopatia alcolica. Per questi due gruppi vi erano evidenze più forti con il disagio psicologico rispetto ai rimanenti decessi dovuti a patologie correlate al fegato”.