Focus 20 Agosto 2020

Doppio trapianto di fegato da un solo donatore,
il primo caso al mondo al Bambino Gesù di Roma

di Emiliano Magistri

Si chiama “macchina di perfusione” ed è lo strumento che permette di conservare in modo più efficace gli organi rispetto all’immersione nella soluzione di conservazione e ghiaccio. Con questa tecnologia, l’organo viene collegato alla macchina che fa circolare al suo interno la soluzione fredda di conservazione a cui viene aggiunto l’ossigeno (in questo caso si parla di “perfusione ipotermica”) o il sangue ossigenato (“perfusione normotermica”). Il vantaggio è quello di prolungare l’intervallo di tempo in cui l’organo rimane al di fuori dell’organismo, migliorando il danno cellulare e valutando la capacità di funzionare una volta trapiantato.

È così che, nelle scorse settimane, all’ospedale Bambino Gesù di Roma per la prima volta al mondo è stato effettuato un trapianto di fegato da un unico donatore che ha permesso di salvare la vita a due piccoli pazienti. L’intervento, pubblicato sulla rivista Liver Transplantation, ha permesso di dividere il fegato in due parti così da poterlo trapiantare su due bimbi. L’equipe, diretta dal professor Marco Spada, ha utilizzato il macchinario per dividere l’organo prelevato fuori dall’Italia, dove non avrebbe potuto effettuare lo “split”, per poi iniziare il doppio trapianto in contemporanea: un qualcosa che, senza l’ausilio della macchina, non sarebbe stato possibile, visti i tempi lunghi in cui l’organo sarebbe dovuto stare fuori dall’organismo e i conseguenti rischi di malfunzionamento. Si parla di “tecnica split” quando si intende il trapianto di una porzione di fegato da donatore adulto in morte cerebrale che viene diviso in due parti: la più piccola viene trapiantata a un bambino, l’altra a un ragazzo o un adulto. Sono state 16 le ore di conservazione del fegato prima di essere trapiantato, a fronte delle 8-10 al massimo delle normali procedure.

Questa nuova metodologia ha permesso di aumentare il numero di trapianti con sempre maggiore sicurezza, dagli organi prelevati da donatori a cuore non battente, agli organi da donatori in età avanzata fino ad arrivare agli organi prelevati in sedi distanti da quella del centro dove poi sarebbe avvenuta l’operazione. Dal 2018 questa macchina è in dotazione all’ospedale pediatrico romano e viene utilizzata per un progetto di ricerca preclinico sostenuto anche dall’ANIBEC (l’Associazione nazionale italiana bambini epatopatici cronici). Al Bambino Gesù ne è presente una per il fegato e una per il rene: a breve sarà presente anche quella per i polmoni.