Un nuovo approccio per trattare la malattia del fegato grasso
È stato sviluppato un nuovo approccio per trattare la malattia del fegato grasso. È il frutto di uno studiocondotto alla MedUni di Vienna i cui risultati sono stati pubblicati su Cell Metabolism. I ricercatori hanno infatti identificato un circuito di regolazione controllato da un ormone chiamato leptina, derivato dagli adipociti, che regola il metabolismo lipidico epatico attraverso il sistema nervoso autonomo.
Si tratta di un’importate prova del fatto che questo asse tessuto adiposo-cervello-fegato, precedentemente identificato in modelli animali, esiste anche nell’uomo e apre nuovi approcci per il trattamento di malattie metaboliche come, appunto, la steatosi epatica non alcolica.
L’obiettivo dello studio era quello di identificare gli effetti della leptina sul metabolismo del grasso epatico nell’uomo, che sono indipendenti dalle sue azioni anoressizzanti. L’ormone circola nel sangue in relazione alla massa grassa e agisce principalmente come segnale di sazietà nel cervello. Oltre a controllare l’appetito, la leptina è coinvolta anche nella regolazione del metabolismo del glucosio e dei lipidi. Questi effetti sono mediati dal sistema nervoso autonomo, che collega il cervello agli organi periferici, come il fegato e il tessuto adiposo. La leptina ricombinante umana (metreleptina) è approvata per il trattamento della lipodistrofia. In questi pazienti con deficit di leptina, la metreleptina abbassa il contenuto lipidico epatico indipendentemente dall’assunzione di cibo. Tuttavia, il meccanismo non era ancora chiaro.
In precedenti esperimenti sugli animali, il gruppo di studio ha dimostrato che la leptina stimola il rilascio di lipidi dal fegato e allo stesso tempo sopprime la formazione di nuovi lipidi, riducendo così il contenuto di grasso epatico. Questo effetto dipendeva da un’innervazione autonoma intatta del fegato e veniva abolito dopo la recisione del nervo vago.
In questo studio gli autori hanno dimostrato che una singola iniezione di metreleptina ha stimolato l’esportazione epatica di lipidi in uomini sani e normopeso e ha abbassato il contenuto di grasso epatico. Un effetto simile si è verificato dopo l’alimentazione sham modificata, una procedura che induce i riflessi della fase cefalica e quindi stimola fisiologicamente il nervo vago. Al contrario, la metreleptina non è riuscita a promuovere la secrezione lipidica epatica nei riceventi di trapianto di fegato i cui fegati non sono innervati dal sistema nervoso autonomo a seguito del trapianto.
Lo studio suggerisce quindi che la leptina, analogamente a precedenti osservazioni nei modelli animali, stimola il rilascio di lipidi dal fegato anche negli esseri umani e quindi riduce il grasso epatico attraverso il sistema nervoso centrale e il nervo vago. I ricercatori ipotizzano che in questo nuovo approccio per trattare la malattia del fegato grasso la leptina abbia un ruolo chiave indipendentemente dai suoi effetti di inibizione dell’appetito. Inoltre, lo studio suggerisce anche che il cervello esercita un’influenza sul metabolismo del grasso epatico attraverso il sistema nervoso autonomo negli esseri umani. Questo potrebbe aprire nuove opzioni terapeutiche che coinvolgono il sistema nervoso centrale per la prevenzione della diffusa steatosi epatica non alcolica.