“Lo ripeto sempre. Il trapianto è vita! E che vita!”
Le Storie di Epateam: Enrico Dell’Acqua, 77 anni
ENRICO DELL’ACQUA, DAL TRAPIANTO DI FEGATO ALLA CONQUISTA DELLO STELVIO IN BICICLETTA
“Agli studenti delle scuole che incontro spesso per parlare della donazione d’organi e chiedono come ci sente dopo il trapianto di fegato, racconto un breve pensiero di natura motoristica. Esempio che calza a pennello e ben accolto dai ragazzi: io non sono una Ferrari – oggi ho 77 anni, ho subito l’intervento quando ne avevo 57 – perché sarei immodesto. Non sono neanche una Panda, perché sarei troppo modesto. Diciamo che sono una Punto che per due lustri ha tirato un TIR (la malattia epatica); quando mi hanno tolto il TIR dalle spalle sono comunque rimasto una Punto pur sentendomi una Ferrari!”.
Enrico Dell’Acqua, classe 1942, è un fiume in piena. Comasco di nascita, milanese da sempre (adora la sua città ‘adottiva’) non tradisce mai la tipica cadenza meneghina e senza troppi fronzoli va dritto al nocciolo. I giornalisti lo conoscono bene “il nonno a due ruote”, vista la passione per la bici e le numerose, incredibili imprese sportive.
CONTAGIATO DALL’EPATITE C DOPO UNA RETTOSCOPIA
“Dopo la laurea in Economia e Commercio ho tolto dal biglietto da visita il Dott. Cinquant’anni fa chi faceva il venditore era considerato un mezzo fallito (mia sorella diceva a tutti che ero ‘un viagiatur’). In realtà ho salito piano piano tutti i gradini della scala gerarchica aziendale: dall’agente di vendita, all’agente generale Lombardia, poi la GDO – la grande distribuzione – quindi la direzione commerciale e infine la direzione generale. Cominciando dal marciapiede fino all’apice professionale. Mi occupavo di acque minerali, ma gli ultimi 20 anni li ho trascorsi nel settore degli immobili industriali. La mia vita era scadenzata da migliaia e migliara di chilometri in auto. Soffrivo di emorroidi – al pari di tanti del resto – e durante una rettoscopia, allora fatta con strumenti non a perdere e che nella parte finale contenevano un’ampolla di vetro, sono stato contagiato dall’Epatite C. Purtroppo l’ampolla rettale – non disinfettata a dovere – mi ha trasmesso il virus”.
L’EPATITE C MI LASCIA IN EREDITÀ IL CANCRO AL FEGATO
“L’Epatite C è progredita fino a ‘lasciarmi in eredità’ il cancro. In Italia, siamo nel 1999, vengo dichiarato inoperabile e mi danno al massimo 6 mesi. Il radiologo interventista che a quei tempi cercava di curarmi i noduli al fegato, nel suo studio conservava un volume sull’Epatocarcinoma e gli ho chiesto di comprarlo. Lui rimase spiazzato dalla richiesta ma acconsentì. Durante un convegno medico riportò l’episodio ad un gruppo di specialisti tra cui sedeva il viceprimario dell’ospedale di Innsbruck. Medico che usava dire: se un paziente ha voglia e grinta per non lasciarsi andare, il 51% del risultato clinico è ottenuto. Da lì fece la richiesta al radiologo perché io andassi subito a farmi visitare ad Innsbruck”.
PRIMA DEL TRAPIANTO AD INNSBRUCK MI FANNO IL 4° GRADO!
“Arrivo ad Innsbruck: mi fanno il 4° grado. Un’autentica mitragliata di domande… Forse mi ha intervistato anche il portinaio dell’ospedale, tanta la gente in quell’ambulatorio. Bene, accettano di sottopormi al trapianto di fegato e dopo 25 giorni sono a casa e ho un fegato nuovo di zecca. Non mi andava di passare le giornate al circolino a giocare a carte e quindi ho inforcato la bicicletta: oggi faccio circa 5.000 chilometri l’anno. Sempre con la necessaria cautela e mai improvvisando. Non faccio il ‘pirla’! Questo per far capire alle persone che dopo il trapianto si può tornare in piena salute o meglio di prima. Voglio far comprendere come donando gli organi si può dare vita ad altri, proprio come è accaduto a me”.
IL TRAPIANTO È VITA! E CHE VITA!
“Dal trapianto in Austria sono trascorsi 20 anni. E durante questi 20 anni la passione sulle due ruote è aumentata: ho fondato pure una squadra di ciclismo inizialmente chiamata “Il Trapianto è Vita”, mentre ora sulle magliette porta uno slogan ancora più incisivo: “Il Trapianto è Vita… e che Vita!”. Guardi che io a 70 anni, lo dico senza vantarmi, ho pedalato fino in cima allo Stelvio e al passo Mortirolo nello stesso giorno!”.
“I progetti nell’immediato? Il 7 luglio parteciperò per la 14esima volta alla Maratona delle Dolomiti: il più anziano della Lombardia, non dei trapiantati! Poi continuerò a dedicarmi alle iniziative di sensibilizzazione per la donazione degli organi e ai miei due meravigliosi nipoti. Il Trapianto è Vita! E che Vita!”.