News 04 Giugno 2018

Epatocarcinoma, microbiota intestinale ‘svela’
chi si ammalerà tra i pazienti con fegato grasso

Lo studio del microbiota intestinale viene definito cruciale per predire chi si ammalerà di cancro al fegato. Specie nei soggetti a rischio perché affetti da Cirrosi epatica e fegato grasso (Steatosi).

La scoperta, pubblicata sulla rivista “Hepatology”, è legata alla ricerca condotta dalla dottoressa Francesca Ponziani componente del gruppo coordinato dal professor Antonio Gasbarrini, direttore dell’Area Gastroenterologia e Oncologia Medica della Fondazione Policlinico Gemelli (Ordinario di Gastroenterologia dell’Università Cattolica) in collaborazione con il professor Vincenzo Mazzaferro dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano.

I risultati, su pazienti e soggetti sani di controllo, aprono dunque le porte alla possibilità di terapie mirate nonché all’identificazione, precoce, dei pazienti con Cirrosi epatica da fegato grasso a maggior ‘possibilità’ di sviluppare l’Epatocarcinoma.

Il rapporto fegato-intestino “gioca un ruolo chiave nella patogenesi della Steatosi epatica non alcolica (NAFLD) che – spiega il professor Gasbarrini – è oggi la terza causa al mondo di Carcinoma epatocellulare (HCC). Questo legame tra microbiota intestinale ed epatocarcinogenesi rimane in gran parte da comprendere. L’obiettivo dello studio è stato quello di esplorare le caratteristiche del microbiota associate alla presenza di Epatocarcinoma nei pazienti con fegato grasso andati incontro a Cirrosi epatica”.

IL MODELLO ADOTTATO

I ricercatori si sono concentrati sull’analisi della flora intestinale di 61 pazienti – 21 con Cirrosi da fegato grasso e tumore epatico; 20 con Cirrosi ma in assenza di tumore e 20 soggetti sani. L’attenzione è stata focalizzata sul profilo del microbiota in ciascun individuo, la loro permeabilità intestinale e il quadro infiammatorio.

I RISULTATI

Dall’esame si è evidenziato che i pazienti con tumore epatico presentavano livelli altissimi di Calprotectina fecale, proteina ‘prodotta’ dalle cellule del sistema immunitario nelle condizioni d’infiammazione.

Al tempo stesso i livelli plasmatici dei mediatori dell’infiammazione erano maggiori nei pazienti con tumore dai quali emergeva altresì un elevato quantitativo di cellule immunisoppressorie e attivate nel sangue.

In più, il microbiota dei pazienti cirrotici risultava caratterizzato da una sovrabbondanza di Enterobacteriaceae e Streptococco e una carenza di Akkermansia (tra i batteri con effetto benefico sull’organismo umano). In aggiunta, tra i pazienti cirrotici con tumore del fegato compariva ‘in deficit’ il ceppo Bifidobacterium; di contro, invece, incrementati i Bacteroides e le Ruminococcaceae.

Le alterazioni del micriobiota intestinale, quindi, potrebbero, in questi pazienti, determinare lo sviluppo di un microambiente che favorisce l’insorgenza di tumore epatico mediante meccanismi diretti, infiammatori, e indiretti, di immunosoppressione.

“In futuro – conclude il professor Gasbarrini – lo studio del microbiota intestinale potrà permettere d’identificare i pazienti maggiormente a rischio di sviluppo del tumore e indirizzare gli specialisti verso interventi mirati e personalizzati: tra cui, ad esempio, la sostituzione del microbiota intestinale ‘malato’ con uno ‘sano’ ai fini del contrasto alla malattia“.

(Fonte: Insalutenews.it)