Focus 01 Febbraio 2021

Donazioni e trapianti, il Piemonte inverte la tendenza nazionale. Nel 2020 i numeri crescono

Donazioni e trapianti crescono nonostante il Covid-19. Lo confermano i numeri registrati dal Piemonte e che vanno in controtendenza con la media nazionale, presentata nei giorni scorsi dal CNT. Nell’ultimo anno, infatti, sono stati 147 i donatori e 460 gli interventi effettuati (443 solo nella Città della Salute di Torino) di cui 158 di fegato.

Un quadro che, come ha sottolineato il presidente della Regione, Alberto Cirio, “pone la nostra sanità al primo livello sul fronte dei trapianti e ci ricorda che non c’è solo la pandemia che, a volte, fa dimenticare quanto la scienza medica e gli ospedali del territorio facciano ogni giorno”. E i risultati lo confermano. Quello dei 147 donatori è il secondo miglior risultato degli ultimi dieci anni, una percentuale del 32,8% per milione di abitanti, in aumento del 7,3% rispetto al 2019 (allora erano stati 137). Nel 2020 sono cresciuti i programmi di donazione di organi da soggetto con cuore fermo: sono tre le aziende (Città di Torino, Città della Salute e della Scienza di Torino, SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria) capaci di gestire questa forma di donazione molto complessa per tecnica e organizzazione, che permette di aumentare il numero degli organi disponibili per i trapianti. I donatori sono passati da 4 nel 2019 a 16 nel 2020. Le opposizioni alla donazione si sono mantenute al di sotto della media nazionale, attestandosi al 26,5%, secondo miglior risultato degli ultimi dieci anni.

Ammontano a 460 i trapianti effettuati: 247 reni, 158 fegati, 26 cuori, 22 polmoni e 7 pancreas, alcune volte insieme, per un totale di 443 interventi rispetto ai 419 eseguiti nel 2019 (+6%). 47 trapianti (e solo di rene) sono stati effettuati a Novara, gli altri 396 nella Città della Salute e della Scienza di Torino (388 alle Molinette e 8 all’ospedale Pediatrico), che si conferma al vertice di questa attività in Italia ed è stato anche l’ospedale italiano che nel 2020 ha eseguito il maggior numero di trapianti di fegato (158) e di rene (200, valore mai raggiunto da un singolo ospedale in Italia). Lo scorso anno alle Molinette è stata superata la soglia dei 9.000 organi trapiantati. In crescita i “trapianti combinati”, quelli cioè di più organi nello stesso ricevente, in particolare alla Città della Salute: nel 2020 infatti sto stati 8 quelli rene-fegato, 4 rene-pancreas, 1 rene-polmoni e, addirittura, due trapianti fegato-polmoni-pancreas.

Insieme alla Sicilia, il Piemonte è stata poi la regione che ha avviato il protocollo del CNT per utilizzare gli organi di donatori positivi al Covid a favore di pazienti anch’essi colpiti dal virus. In questa condizione sono stati effettuati 5 interventi al fegato. La donazione da vivente, non rivestendo caratteristiche di urgenza, ha risentito delle restrizioni imposte dalla pandemia nei momenti di maggiore diffusione. Nel 2020 i trapianti di rene da donatore vivente in Piemonte sono stati 35 e di questi 25 alle Molinette (9% in più rispetto al 2019 e unico centro in Italia a incrementare questa attività). Uno di questi trapianti è avvenuto, per la prima volta in Piemonte, nell’ambito di una catena di donazioni da vivente innescata da un donatore deceduto nel territorio (programma nazionale DEC-K). Quasi 2000 piemontesi, giovanissimi, si sono poi messi a disposizione nel 2020 per donare le loro cellule staminali emopoietiche o CSE (midollo osseo). Oggi sono più di 56.000.

La qualità dei programmi di trapianto può essere misurata dal tasso di successo raggiunto: se si considerano solo quelli eseguiti dal 2010 in poi, a 5 anni è vivo il 94% dei pazienti che hanno ricevuto un trapianto di rene. Nel caso degli altri organi, senza i quali gran parte dei pazienti non potrebbe sopravvivere (per questo chiamati anche “salvavita”), il 90% di coloro che hanno ricevuto un trapianto di fegato è in vita a 5 anni dall’intervento, come lo è circa il 75% dei trapiantati di cuore e la metà circa di chi ha ricevuto un trapianto di polmoni. Fondamentali per la riuscita dei trapianti sono inoltre le donazioni di sangue. La regione si è distinta non solo per i volumi di attività dei trapianti, ma per altri aspetti: ha contribuito a realizzare protocolli e linee guida nazionali, come nuovi programmi di allocazione degli organi o il registro della malattia renale cronica. Si pone come riferimento per la diagnosi di malattie genetiche suscettibili di trapianto. Infine, ha contribuito in maniera rilevante alle conoscenze scientifiche proprio in relazione all’impatto che Covid-19 ha avuto nei trapianti: sono alcune decine gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali dalla rete trapiantologica piemontese.

Pur con questa tendenza positiva, sono ancora molti i riceventi che attendono un organo: al 31 dicembre del 2020 c’erano 721 candidati in attesa di trapianto di rene, 101 di fegato, 74 di cuore, 75 di polmone.