Focus 24 Giugno 2021

Epatopatia cronica, steatosi e tumore del fegato
Il consumo di caffè riduce il rischio di queste forme

Le persone che bevono caffè sono meno soggette a sviluppare epatopatia cronica (CLD). È quanto emerge da uno studio basato sui dati dellaUKBiobank, a cura dell’università di Southampton, e pubblicato nei giorni scorsi su BMC Public Health.

La ricerca, su 348.818 consumatori abituali di caffè e 109.767 soggetti che non lo assumevano, ha analizzato la correlazione tra l’assunzione delle varie tipologie di caffè e l’occorrenza di epatopatia, tumore epatico e morte per cause epatiche. A tutti era stato chiesto con quale frequenza consumassero alcol (numero di giorni ogni settimana o mese) e le quantità settimanali/mensili dei tipi di alcol (superalcolici, vino rosso o bianco, birra, sidro, ecc.). Mentre il 99% dei partecipanti ha dichiarato la propria frequenza di consumo di alcol, solo l’83,7% ha dichiarato le quantità che hanno consentito la stima delle unità settimanali totali.

Al termine di un follow-up mediano di 10,7 anni, sono stati riscontrati 3600 casi di CLD, 5439 di CLD o di steatosi, 184 di epatocarcinoma e 301 decessi per CLD. Rispetto ai non bevitori di caffè, coloro che lo assumevano regolarmente avevano un rischio più basso di sviluppare CLD, CLD o steatosi, e di morire per CLD o epatocarcinoma. Le associazioni per caffè decaffeinato, istantaneo e macinato singolarmente, erano simili a tutti i tipi combinati.

L’epatopatia cronica (CLD) è una causa crescente di morbilità e mortalità in tutto il mondo, in particolare nei paesi a reddito medio-basso con un alto carico di malattia e una disponibilità di trattamento limitata. Il consumo di caffè è stato collegato a tassi più bassi di CLD, ma si sa poco sugli effetti dei diversi tipi di caffè, che variano nella composizione chimica. Questo studio ha voluto indagare le associazioni del consumo di caffè, compreso il decaffeinato, istantaneo e macinato, con la comparsa di malattie croniche del fegato e delle sue complicanze. Dei bevitori di caffè, 73.644 (19%) consumavano quello decaffeinato, 212.586 (55%) quello solubile e 86.987 (23%) il macinato, espresso compreso. I bevitori di caffè decaffeinato avevano maggiori probabilità di essere donne (63,1% contro 50,5% per istantaneo e 51,7% per macinato), più anziani (età media al basale 59 vs 58 e 57) e meno probabili fumatori (6,7% vs 12,6 e 9,2%). I bevitori di caffè macinato avevano il più alto consumo settimanale medio di alcol (20,2 unità contro 17,2 per solubile e 12,8 per decaffeinato) e avevano meno probabilità di avere il diabete (3,9% contro 5,4 e 5,0%). Rispetto a coloro che non bevevano alcun tipo di caffè, quelli che assumevano il decaffeinato avevano un rischio inferiore di epatopatia cronica (HR 0,80), epatopatia cronica o steatosi (HR 0,85) e decesso per epatopatia cronica (HR 0,36). Tuttavia, il caffè istantaneo sembra avere un minor effetto protettivo rispetto al caffè macinato. Ad esempio, la riduzione del rischio di sviluppare epatopatia cronica è risultata meno pronunciata con il caffè istantaneo (HR 0,85) che con quello macinato (HR 0,65), così come il rischio di morire per epatopatia (HR rispettivamente 0,65 e 0,39).

LEGGI l’articolo sulle indicazioni dell’ISS in merito al consumo di caffè