Focus 23 Settembre 2020

La cura del fegato migliora anche la salute cardiaca
I risultati di uno studio dell’Iowa State University

Avere cura del proprio fegato serve a migliorare la nostra salute cardiaca. Lo conferma uno studio dell’Iowa State University pubblicato sulla rivista Nature Communications. La ricerca ha riguardato interventi sui geni della funzione epatica che, grazie al loro “ringiovanimento”, contribuiscono a tutelare anche il cuore.

Una persona su quattro è affetta da steatosi epatica non alcolica, meglio conosciuta come malattia del fegato grasso: si tratta di una patologia che, proprio a causa dell’accumulo di grasso, può potare a frequenti complicazioni a livello cardiovascolare. Un esempio è dato dall’insulino-resistenza, cioè l’impossibilità da parte delle cellule di reagire all’ormone che gestisce l’uso di glucosio: questo disturbo è comune sia a livello epatico che cardiaco e può portare al decesso, in particolare se la steatosi degenera in infiammazioni epatiche come la steatoepatite, fino a fibrosi e cirrosi. Oppure il decesso può avvenire per problemi cardiovascolari. Ecco perché un attento monitoraggio a livello epatico può prevenire ulteriori complicazioni di altro genere.

Trigliceridi alti e colesterolo “buono” basso, sono alcuni dei segnali che indicano che ci si trova di fronte alla steatosi, ma anche ad aumento della pressione arteriosa, glicemia alta e girovita oltre la media, quindi obesità. A tutti questi fattori, inoltre, si aggiungono spesso infiammazioni croniche e disfunzioni dei vasi sanguigni che, con il tempo, potrebbero generare eventi come l’infarto. Monitorare la propria condizione epatica, quindi, è strategico al fine di prevenire problemi cardiovascolari e viceversa proprio in virtù della stretta correlazione tra le due tipologie di disturbi. Poiché è più probabile sapere di avere livelli non ottimali di trigliceridi, piuttosto che disturbi al fegato, capita maggiormente che dia un’occhiata al fegato chi sa già di soffrire di problemi cardiaci. Più che altro perché la steatosi non dà sintomi e difficilmente viene diagnosticata prima di colesterolo elevato o ipertensione. La EASL (l’European Association for the Study of the Liver) ha recentemente pubblicato l’Hepahealth Project Report, in base al quale risulta che per ogni incremento dell’indice di massa corporea, il rischio di soffrire di fegato grasso passa dal 13 al 38%. Per i cosiddetti “falsi magri” a finire sotto esame è il girovita: ogni centimetro in più aumenta i rischi dal 3 al 10%, nelle donne il problema diventa più serio quando si sale oltre gli 80 cm, mentre negli uomini l’allerta scatta a 94.

Esami del sangue regolari, accompagnati da un’ecografia addominale, possono essere strumenti utili per riscontrare problemi epatici. Il più efficace è però il FibroScan, un test che grazie una sonda misura l’elasticità del fegato e il livello di fibrosi.